[SAN MANNAGGIA] Erano le 11:45 di alcune settimane fa, quando un fragore, somigliante a una detonazione, ha percorso tutto il lungomare della cittadina. Solo dopo alcuni minuti, la gente del posto si è accorta che si trattava di un asso di briscola sbattuto sul tavolo. È ciò che avviene con una certa frequenza a San Mannaggia, piccola città in provincia di Salerno, dove una nutrita schiera di anziani ogni mattina si riunisce per il torneo estivo di briscola.
Rispetto ai colleghi delle città limitrofe, i cittadini mannaggesi si riconoscono in quanto particolarmente competitivi sia nel gioco sia nel rilascio di bestemmie colorite durante le partite. Ed è proprio da uno di quei tavoli che nei giorni scorsi è partita una bestemmia talmente originale che è giunta sino in Vaticano. La CEI ha fatto sapere di voler approfondire e stabilire se quella imprecazione abbia un fondamento dal punto di vista storico dato che si è trattato di una bestemmia che ha coinvolto un certo “San Tostato”.
Al fine di appurare la rilevanza storica, la Chiesa cattolica ha scomodato una compagine di professori di filologia e storia antica. Dopo giorni di intensa ricerca fatti di sudore, Ave Maria e spostamenti di parrocchia, il verdetto è stato il seguente: “Sembra essere realmente esistita la figura di questo santo martire, ma la narrazione è molto fumosa” – afferma il professor Cialis, direttore dell’indagine filologica – “l’unica fonte attendibile sono le memorie di un’anziana signora che lamentava un marito particolarmente dedito alle tentazioni della carne”. San Tostato era solito uscire la sera, senza pantaloni, a importunare le fanciulle del paese mentre beveva vino e bestemmiava santi ancora da inventare. Fin quando non venne catturato dai soldati dell’Impero e crocifisso a mani, gambe e gamba centrale.
È ancora mistero, invece, su come sia possibile che a evocare una figura così sconosciuta sia stato un punto mancato durante una partita della briscola. Per carpire maggiori informazioni, un nostro inviato si è avvicinato oggi al tavolo di gioco attenzionato dalla Chiesa ma invano. “Tu a chi sei figlio?”, gli è stato chiesto, “Sò io, il figlio di don Mario”. Probabilmente la password di accesso è stata ritenuta non valida in quanto il giornalista non ha potuto neanche iniziare la sua inchiesta. In compenso, però, ha scoperto l’esistenza di un nuovo modo per essere mandati a quel paese.
Mattia F. Pappalardo