ROMA – I Cugini di Campagna tornano di nuovo al centro dell’attenzione per una vicenda legata ai Måneskin. Dopo le polemiche legate al modo di vestire (“I Maneskin ci hanno copiato gli abiti, e Damiano porta anche le mie stesse mutande; non della stessa marca, proprio le mie”, aveva denunciato a fine 2021 Ivano Michetti, il capocugino) ora arriva un’altra querelle che coinvolge di sponda il grande violinista Uto Ughi. Il quasi ottuagenario maestro, infatti, ha dichiarato qualche giorno fa che i Måneskin sono “un insulto all’arte e alla cultura”. “Ma anche qui ci hanno copiato! – rivendica Ivano, dandosi fuoco alla parrucca – Uto Ughi ha schifato prima il nostro gruppo! Nel 1978! Quando i Måneskin ancora dovevano nascere!”.
Il chitarrista si riferisce alle parole critiche che il musicista pronunciò all’indirizzo dei Cugini di Campagna in occasione del Festival della Ricotta Mandorlata a Fesso D’Antartico (Ve) di cui ricoprì la direzione artistica nel marzo 1978. In chiusura di manifestazione, i Cugini si esibirono con “Il ballo di Peppe” e Ughi commentò: “I Cugini di Campagna sono un insulto all’arte, alla cultura e pure alla campagna”, prima di tentare di sodomizzare con il suo archetto il cantante Flavio Paulin, cosa che estese di due ottave il suo registro di falsetto.
“Sono stanco, sono veramente stanco di essere copiato. È una vita che vengo copiato da tutti, a cominciare da mio fratello Silvano, che è mio gemello” – prosegue Ivano, inoltrandosi sempre più nel tortuoso sentiero del delirio – Davvero mio fratello pensa che io non mi sia accorto che è uguale a me, solo perché si è fatto crescere quei baffetti del cazzo? Illuso!”.
Ivano, che da anni è in cura con dei derivati della cicoria, conclude aggiungendo un dettaglio singolare su Damiano David, carismatico frontman dei Måneskin: “Ho saputo che Damiano sta lavorando su un pezzo intitolato “My Soul“. Ho già preallertato i miei avvocati anche se, onestamente e modestia a parte, un pezzo che faccia cagare come ha fatto cagare ‘Anima mia‘, i Måneskin se lo sognano!”.
Stefano Pisani