BENEVENTO- Non c’è pace per Sant’Agata de’Goti. Dopo il recente caso del prete ucciso a colpi di dildo da un seminarista obeso, una nuova vicenda di cronaca nera torna a far alzare la pressione intorno alla già ipertesa cittadina beneventana. Stavolta a riempire le prime pagine dei quotidiani locali è stata la storia da film horror andata in scena nella rinomata Clinica Umberto Tozzi, dove 17 anziani sono stati avvelenati con del cloruro di sodio dalla cuoca della struttura, Igina De Masi, 59 anni originaria di Macerata, su cui ora pendono 3 capi d’accusa: omicidio preterintenzionale, tentata strage e apologia del paolapereghismo.
Gli omicidi sarebbero avvenuti tutti negli ultimi 12 mesi, come si legge nel comunicato diramato dal nucleo di polizia culinaria di Telese Terme. Il modus operandi della cuoca killer era sempre lo stesso: prelevava la zuppa dalla pentola principale, la versava nel piatto delle vittime designate e aggiungeva ‘pizzichi’ di cloruro di sodio. Il degente che aveva ingerito la zuppa mostrava tutti i classici segni di contaminazione da cloruro di sodio – sete sahariana, ritenzione idrica e stima per Ivan Zazzaroni – e moriva dopo qualche ora di tremenda agonia.
I sospetti degli inquirenti, che in un primo momento si erano concentrati su un giro di scommesse intorno a combattimenti clandestini tra anziani nei cantieri, si sono poi gradualmente spostati sulla cuoca, incastrata da alcuni appunti lasciati in mensa come “Smaltire robe vecchie” e poi, definitivamente, dal suo libro di ricette, sul quale compariva l’uso del cloruro di sodio in ogni pietanza, persino nei dolci.
La cuoca, che aveva fornito versioni contrastanti della ricetta, ha ceduto dopo 7 minuti di interrogatorio e il sequestro dei buoni sconti Esselunga, abbandonandosi in un pianto fedeziano e confessando tutto agli inquirenti: “So’ stata io! Nun je la faccio a magnà sciapo”. Adesso rischia una pena che varia dai 13 ai 15 ergastoli, ma il suo avvocato ha già dichiarato che punterà all’infermità mentale presentandosi al processo con l’ultimo libro di Mario Giordano.
Alfonso Biondi/Vittorio Lattanzi