Pomigliano D’Arco (Napul’è) – “Ho convocato questo incontro con voi giornalisti collusi con i poteri forti, di cui io in questo momenti farebbi parte ma lasciamo stare, per darvi finalmente le risposte a tutte le domande che vorrete farmi e per farvi soprattutto capire che siamo una famiglia onestà, io sono una persona onestà, mio padre è una persona onestà, tutti i miei familiari sono persone onestè, forse tranne zio Mimmo che a Poggioreale ormai ci sta da così tanto tempo che n’altro po’ gli danno l’usufrutto. O forse è l’usucapione. Io di ‘ste cose di diritto non ci ho mai capito nulla!” È un Oscar Luigi Di Maio pieno di parole quello che ha convinto tutta la stampa globale a seguirlo in questo tour guidato nella celebre casa dove suo padre, Antonio, ha svolto in passato attività non proprio in regola tramite la ditta di costruzioni di famiglia.
“Innanzitutto vorrei dire, scusate vorrebbi dire, che essere onesti al giorno d’oggi è già una cosa importante e che io sono il primo a dire a mio padre: “Hai sbagliato, faccia di esodato”, quando l’ho colto in fallo e ho capito che aveva errato”, ci spiega Di Maio mentre col braccio ci mostra un capannone che non dovrebbe esistere, “Ma credo che il grado di onestà di questi tempi vada cambiato: penso che un imprenditore, considerando come viene tartassato dalle imposte, da Equitalia, dagli strascichi del Governo Renzi e dalla banca della Boschi, abbia il diritto di concedersi due o tre lavoratori in nero quando ne ha bisogno. Che sarà mai? Berlusconi assumeva i mafiosi come stallieri, a contratto regolare certo, ma erano pur sempre mafiosi a progetto, mio padre almeno ai suoi lavoratori gli assicurava anni di stipendio”, precisa il vicepremier.
Passando di fianco ad una piscina olimpionica regolarmente non dichiarata, Di Maio annuncia: “Io credo che il grado di onestà vada elevato fino a dieci operai in nero, al massimo undici quando si organizza il torneo di calcio con le altre ditte di costruzioni, per le ragioni espresse pocanzi. Vi piace ‘pocanzi’ come parola? È una di quelle sette che mi ha detto Casaleggio di dire sempre, che fa molto professionale. Pocanzi. Se la ripeti venti volte di fila si perde il significato: pocanzi, pocanzi, pocanzi, pocanzi, pocanzi…”
Un membro dello staff arriva a ridestarlo con un ceffone e Di Maio si riprende: “Comunque volevo dire agli hater del web che hanno minacciato di morte Filippo Roma, che è tutto sbagliato e che non si fa così, a parte che credo che siano del Pd che fanno finta di essere del Movimento, ma volevo dirgli che non si minaccia di morte un pseudogiornalista che lavora per una trasmissione di Silvio Berlusconi e che, negli anni scorsi, faceva solo i video scemi in cui faceva il Moralizzatore e stu cazz, ed ora che ci sono io al governo mi viene a scassare la uallera per colpa di quel chiavico di mio padre. Scusate ma quando ci vuole ci vuole”, sbotta il Ministro del Lavoro.
“Per questo avviso gli hater di smetterla, perché come ho detto pocanzi un giornalista deve sempre essere libero. Deve sempre sentirsi dire che può scrivere ciò che vuole, quando vuole e perché lo vuole, come alla Casaleggio Associati: lì, scrivono quello che vuole Grillo e tutti vivono felici e contenti”, afferma il vicepremier prima di lasciar cadere il discorso e lasciarsi cadere di netto in una buca messa lì dal precedente governo.
Davide Paolino