Roma (o così sembrava) – Tutti conoscono gli innumerevoli pregi di Matteo Salvini, come l’aver promesso di rimuovere le accise sulla benzina al primo consiglio dei ministri utile e non averle minimamente toccate, l’essersi fatto proteggere dal voto sulla piattaforma Rousseau invece di sottoporsi direttamente alla decisione del Parlamento riguardo la sua processabilità nella questione della nave Diciotti, l’aver girato tutta l’Italia per farsi campagna elettorale a spese dei contribuenti, l’aver dichiarato “Voglio occuparmi prima dei terremotati!” senza poi aver spostato nemmeno un sassolino dalle macerie, l’aver promesso ai pastori sardi di portare il latte a 1 euro in 48 ore, il disertare le riunioni in Europa sul tema dell’immigrazione per poi lamentarsi delle politiche europee sul tema dell’immigrazione, il negare di conoscere persone che fanno parte del suo staff nell’affare Moscopoli, le esagerazioni su quota 100, sui porti chiusi, sulla riduzione delle tasse, sui minibot, l’aver dichiarato “Prima gli abruzzesi!”, “Prima i sardi!”, “Prima i lucani!”, “Prima i poggibongesi!”, mentre il suo partito lavorava all’autonomia delle regioni del nord, il mandare il presidente del Consiglio in Parlamento a rispondere al posto suo e dopo il commentare con “Le parole di Conte non mi intertessano“.
Eppure fino ad ora anche a lui si poteva imputare un difetto, uno solo, ma comunque presente: la tendenza a stare alla larga dal suo luogo di lavoro ufficiale, ovvero, il palazzo del Viminale, da cui il ministro, nei soli primi 4 mesi di quest’anno è stato assente per 95 giorni, partecipando a 211 eventi tra comizi elettorali e incontri non istituzionali. Numeri che se fossero quelli di un impiegato del catasto la gente sarebbe scesa in piazza coi forconi.
Potete quindi capire bene lo sconcerto creatosi nei giorni scorsi quando è stato diffuso un video del Capitano mentre parla seduto nel suo ufficio.
Un filmato assolutamente credibile a un primo sguardo: Salvini pronunciava diversi suoni gutturali mentre sulla scrivania si vedeva chiaramente appoggiato un panino ripieno di arancini ripieni di pizza.
Ma guardando meglio il video si poteva notare come da una tasca della giacca fuoriuscissero alcune banconote in euro, valuta che il ministro notoriamente disprezza.
Solo un esame biocriptofisiognomicoinformaticocapitonico più attento ha potuto stabilire con certezza che quel filmato era in realtà solo un altro caso di deepfake, la tecnica per la sintesi dell’immagine umana basata sull’intelligenza artificiale.
È una tecnica che ha già dato prova di grande veridicità e di cui non sono mancati di recente esempi clamorosi, come il video di Zuckerberg che dice di avere il controllo di miliardi di dati personali rubati e di poterli usare per controllare il futuro, quello di Jim Carrey che reinterpreta Shining al posto di Jack Nicholson, e quello di Luigi Di Maio che annuncia l’introduzione del “Mandato Zero”… ah, no, cazzo, questo è vero!
Augusto Rasori
P.S. Nessuna sentenza è stata maltrattata nel corso della redazione dell’articolo, specialmente questa: https://www.globalist.it/politics/2016/05/08/salvini-non-ha-mai-lavorato-e-vero-e-il-giudice-archivia-la-querela-84484.html