TORINO – Dopo essere finita sotto la luce dei riflettori per le dichiarazioni del Generale Vannacci a “Un giorno da pecora”, parla Valentina, la donna trans, oggi cinquantacinquenne, che fu corteggiata in discoteca dal militare più famoso d’Italia.
Ciao Valentina, come ti senti a essere balzata all’improvviso agli onori della cronaca?
Veramente mi avete cercato solo voi di Lercio, per ora. E non mi piace essere disturbata. Anzi, se cortesemente mi lasciaste entrare nel condominio, che devo posare la spesa…
Ti ricordi dell’episodio descritto dal Generale?
Si, io all’epoca facevo la cameriera a “La Bagna Caoda”, un ristorante della periferia torinese che da una certa ora in poi spostava i tavoli e trasformava la sala in discoteca. Quella sera servii Vannacci e poi mi misi a ballare sopra il suo dessert, ecco tutto.
Che dessert?
Un cannolo alla crema.
Chiaro. Come ci provò Vannacci?
A un certo punto partì un pezzo di Whitney Houston, quello che fa “Aiuonnadensuitsombadi, aiuonnafildeì uisombadi”, conosce? Vannaccino allora mi prese per mano, mi fece scendere dal tavolo e cominciammo a ballare insieme.
Vannaccino?
Certo, Roberto era un frequentatore noto di quel posto, lo conoscevamo un po’ tutti. Era già militare, aveva un bel fisico, due baffoni. La figlia del proprietario gli moriva dietro. Ma a lui piacevo io…
Come venne a sapere Vannacci del fatto che lei fosse una donna transessuale?
Beh, io credevo lo sapesse. Anche perché, insomma, ballando assieme… capisce?
Non capisco.
Cioè, si sentiva, ecco…
Cosa si sentiva?
Lei è stato assunto da Lercio perché è raccomandato, vero?
No, sto solo cercando di tirare questa intervista per le lunghe.
Insomma, pensavo lo sapesse! Anzi, sono sicura che lo sapesse. Solo che il proprietario, forse spronato dalla figlia gelosa, lo avvertì. Io credo che lui fece finta di cascare dal pero per non passare “male”, diciamo.
Come la lasciò?
Con una lettera scritta al contrario.
Seriamente?
No, lo dicevo per farle scrivere un articolo interessante.
La ringrazio molto.
In realtà smise di parlarmi e basta, poi dopo un paio di mesi smise anche di venire a “La Bagna Caoda”. Da lì in poi non l’ho più rivisto, fino a che non è diventato famoso.
E come ha superato il trauma?
Quale trauma?
Quello per l’abbandono di Vannacci.
Ma io non ho subito nessun trauma!
Senta, cortesemente. Ho già scritto il titolo, su Lercio è la prima cosa che scegliamo. Veramente, non lo posso cambiare. Si faccia venire qualche trauma.
Ma non ci penso nemmeno. Si sposti dall’ingresso ora.
Guardi, ci sono molti temi che potremmo affrontare dando uno sviluppo satirico e paradossale alla storia. Non mi molli così, inventiamoci qualcosa. Potrebbe essere traumatizzata per il libro di Vannacci, per esempio.
Senta, la verità è che Lei ha proposto un titolo in Redazione e le hanno commissionato un articolo, però adesso non sa di quale trauma scrivere ed è nella merda; però io non sono una storiella da raccontare con una musica triste di pianoforte come sottofondo in qualche servizio lanciato da Alberto Matano, quindi si sposti e mi faccia entrare.
D’accordo, mi scusi. Vuole una mano con la spesa?
Si, grazie. Prenda questo sacchetto più piccolo.
Cos’ha comprato?
Il Mein Kampf.
Andrea Bonechi
(Quest’articolo è stato scritto anche grazie al sostegno di Box)