ROMA – Si fa un gran parlare in questi giorni di Adolescence, miniserie disponibile su Netflix molto apprezzata per la qualità della recitazione e per le tecniche di ripresa.
Visti i temi trattati, molte scuole hanno deciso di far vedere la serie agli studenti, per stimolare riflessioni su argomenti delicati come violenza e bullismo. Adolescence ha avuto un forte impatto, per esempio, su Enrico (nome di fantasia) bulletto tredicenne con l’abitudine di vessare i suoi compagni e filmare tutto per pubblicare i video sui social.
“La serie mi ha colpito molto – afferma Enrico – mi ha fatto capire che finora ho sbagliato tutto. Sì, ho sbagliato a riprendere le mie azioni con un semplice smartphone, è un enorme spreco di talento. Ora uso una videocamera Panasonic HC-X2E con sensore MOS da 15,03 megapixel che ho rubato in un negozio. La definizione è pazzesca, lo dice anche il mio direttore della fotografia (in realtà un ragazzino bullizzato costretto a illuminare le scene con la torcia del suo cellulare – NdR)”.
Enrico è rimasto particolarmente colpito dall’utilizzo del piano sequenza da parte del regista Philip Barantini: “Ho implementato questa tecnica nelle mie riprese – spiega il bullo – perché è decisamente più coinvolgente per chi guarda. L’unica difficoltà è che se commetto errori mentre picchio qualcuno devo ricominciare a picchiarlo daccapo”.
Ma non è l’unico spunto che Enrico ha tratto dalla miniserie inglese: “Ieri ho agganciato la telecamera a un drone per riprendermi dall’alto mentre infilavo la testa di un ragazzino nel cesso. È incredibile quante nuove umiliazioni posso creare unendo la tecnologia al mio essere un pezzo di merda”.
Intanto le vittime di Enrico sono preoccupate per questa escalation e temono di dover subire le sue vessazioni anche nella prossima annata scolastica. O come la chiama Enrico: “La seconda stagione”.
Eddie Settembrini