Pizzo (VV) – Il mondo è cambiato e la mafia non è di certo rimasta a guardare anche se nessuno ha visto niente (e sentito niente). O forse dovremmo dire “le mafie” visto che la rinomata creatività italiana ha dato vita a movimenti di caratura mondiale come Cosa Nostra, Camorra, ‘ndrangheta e Sacra Corona Unita (e qualcuno ci metterebbe anche la Juve), associazioni criminali che tutto il mondo ci invidia.
Ma in anni in cui l’economia è dominata dalla globalizzazione, anche la criminalità organizzata è stata inghiottita da tale implacabile vortice. È anche vero che in parte sono le mafie stesse a guidare questo effetto, subappaltando i lavori meno redditizi alle cosche albanesi, romene o nigeriane e tenendo per sé i rami d’azienda più produttivi e remunerativi, tipo la politica.
E se nei secoli le nostre mafie si sono distinte per la qualità dei loro lavori e per le capacità di infiltrarsi nello Stato, oggi il consumismo ha trasformato spesso il lavoro del mandante mafioso a quello di semplice esecutore, senza più qualità di sorta nel proprio mestiere a causa soprattutto degli appalti col maggior ribasso. È necessario raggiungere più clienti possibili e per farlo si abbassano i prezzi: a farne le spese, quindi, è ovviamente la qualità. Così le mafie d’importazione hanno quasi del tutto soppiantato le nostre care e vecchie associazioni mafiose, dal piglio artigianale e tendenzialmente a conduzione ancora famigliare.
La fortuna e un innato fiuto per gli affari hanno però voluto che precauzionalmente i mafiosi si siano insinuati come un cancro nello Stato, una combinazione che ha ispirato le mafie di tutto il mondo. L’ennesimo segno dell’enorme valore del troppo spesso vituperato made in Italy.
Dal mese prossimo, per volere dell’euroburocrazia, il monopolio delle mafie sarà, perciò, finalmente eliminato e ogni imprenditore potrà affidare la propria incolumità alla mafia che meglio gradisce. Cosa Nostra, Camorra e tutte le altre protestano e promettono che scenderanno in piazza Vittorio Mangano ad Arcore per chiedere più tutele e rispetto per quella che in Italia da anni è l’industria più produttiva.
Le sigle sindacali della CGIM (Confederazione Generale Italiana delle Mafie), la CISM (Confederazione Italiana Sindacati Mafiosi), la UIM (Unione Italiana della Mafia), l’UGM (Unione Generale della Mafia) e M.M.D. (a voi decrittare questa sigla) hanno invitato il neo Ministro delle Mafie a un tavolo di confronto: la proposta sarebbe quella di sgravi fiscali a chi si affida alle mafie con sede sul suolo italiano, come da anni avviene in Sicilia.
È una proposta che potrebbe andare contro i dettami degli euroburocrati ma che potrebbe essere superata grazie a una consistente dose di mazzette, magari in cambio di collaborazione per il settore delle troppo spesso dimenticate stragi a uso politico.
Claudio Favara