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Erri De Luca rilancia: “Legittimo sabotare il trenino di Capodanno”

Erri De Luca rilancia: "Legittimo sabotare il trenino di Capodanno" - Lercio

ROMA – Lo scrittore napoletano Erri De Luca ha preso oggi una scomoda posizione contro uno dei più importanti simboli della nostra tradizione cristiana: il trenino di Capodanno. «Il trenino di Capodanno va intralciato, impedito e sabotato per legittima difesa della propria e della altrui sanità mentale!» Queste le perentorie parole con cui il rinomato autore di Monte di Dio ha stroncato i lavori per il trenino di Capodanno che si stavano svolgendo in casa sua. Secondo alcuni testimoni, la moglie, memore dei guai a cui l’uomo è andato incontro per aver detto che la TAV Torino-Lione andava sabotata, si è precipitata a sedarlo tappandogli la bocca con uno straccio imbevuto del quarto capitolo dell’ultimo libro di De Luca ma l’uomo ha continuato imperterrito.

«Il trenino di Capodanno è un’opera che mette ogni anno a repentaglio la vita di migliaia di persone. Dirò solo, per esempio, che non essendoci nemmeno i binari, non si sa dove vada, che fine faccia. Alcuni miei amici operai, gente perbene, si sono imbarcati in un umile trenino di Capodanno nel 1989 e sono tragicamente scomparsi. La PolFer sta ancora indagando, ma brancola nel buio dato che i trenini di Capodanno mancano delle elementari telecamere di sicurezza. È veramente drammatico pensare che le loro ultime parole, prima di essere inghiottiti nel nulla, siano state “Pe pe pe pe pe pe”» – dichiara un commosso De Luca – «È un’opera completamente inutile: che bisogno c’è di un trenino di Capodanno? Non sappiamo fare gli stronzi ubriachi senza metterci in fila indiana a sculettare invocando Brigitte Bardot?».

E tutti abbiamo ancora negli occhi le terrificanti immagini del  disastro di oltre vent’anni fa, passato alla storia come “Il bagno di sangue di mezzanotte”. Un trenino di Capodanno, carico di tartine e salatini alla pizzaiola, partì da Forcella, popoloso quartiere di Napoli, riuscendo a coinvolgere circa 500 persone nella gazzarra di festeggiamenti che imperversava in città la notte del 31 dicembre 1992. Quando il convoglio festante si trovò a passare nella galleria di Piedigrotta, chi lo guidava fu colpito da un intenso attacco di meteorismo: il primo a perdere i sensi fu lui stesso, mentre in poco tempo la maggioranza dei passeggeri venne asfissiata dai gas tossici, il cui effetto fu peggiorato dall’assenza di vento. Chi, semplicemente, svenne, fu tranciato dalle macchine che sopraggiungevano a folle velocità – che a Napoli è la velocità minima tenuta in città. Fu una strage senza precedenti, aggravata dal fatto che – come è stato poi appurato – chi guidava il trenino di Capodanno aveva bevuto troppo spumante, raggiungendo un tasso alcolico di ben 4,7 Amy Winehouse nel sangue. «Non c’è un solo napoletano che non abbia perso un parente o un amico in quel trenino di Capodanno del ’92. E chi è sopravvissuto, è stato tormentato dai fantasmi di quella notte maledetta. Io stesso mi sveglio ancora di notte urlando Meu amigo Charlie Brown dichiara un testimone oculare della vicenda.

«Il trenino di Capodanno va bandito! – sbotta improvvisamente, urlando, Erri De Luca, da ben 18 righe non al centro di questo articolo – pensate anche a tutti quelli che si suicidano buttandosi sotto il trenino di Capodanno spinti dal fatto che la fine dell’anno è “tempo di bilanci”! Fermiamo questa scia di sangue». Per tacere del fatto che, stando a recenti statistiche del Ministero degli Interni, sarebbero oltre 400 mila gli immigrati clanestini che ogni anno entrano in Italia seguendo le rotte di apparentemente innocenti trenini di Capodanno guidati da macchinisti senza scrupoli.

E le parole di De Luca non sono certo cadute nel vuoto. Accanto al comitato “No-TDC” sono infatti già sorti movimenti spontanei come “No al lanciare i cessi rotti dal balcone sulla mia macchina”, “No al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica”, “No a chi grida ‘ambo!’ al primo estratto della tombola” e “No al conto alla rovescia che parte da 7.855”.

Stefano Pisani

  

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