Catania – Si erano dati appuntamento in cinque, mercoledì scorso, nei pressi del cratere di Sud-Est del Monte Etna, esattamente il giorno e nel luogo in cui il vulcano era tornato a dare spettacolo di sé con la sesta eruzione nel giro di otto giorni: una fontana di lava alta oltre 500 metri e una colonna eruttiva di cenere e lapilli che si era innalzata per diversi chilometri nell’atmosfera. Nonostante i sindaci etnei avessero invitato i cittadini a restare a casa e a non mettersi in auto per evitare pericoli, i cinque negazionisti della lava provenienti da diverse parti d’Italia si erano incontrati per quella che secondo loro sarebbe dovuta essere una tranquilla escursione notturna sull’Etna, per dimostrare – sempre secondo loro – che “la roccia fusa si può toccare” e che “siamo sotto la dittatura sanitaria dei medici specialisti in ustioni”.
Ieri mattina, un volontario della Protezione Civile in ricognizione sul vulcano ha notato cinque ombre umane sul terreno proprio in corrispondenza di una colata lavica ormai quasi solidificata. Sul posto è poi intervenuta anche la Scientifica dei Carabinieri che, grazie a una lente di ingrandimento, ha ritrovato i resti carbonizzati delle cinque vittime e li ha raccolti in una bustina di zafferano vuota da 0,15 grammi.
In base alle testimonianze, alle ricostruzioni fatte dagli inquirenti e alle analisi delle ombre, i negazionisti deceduti sarebbero: un uomo alto con la barba sui 47 anni molto somigliante al consigliere regionale del Lazio Davide Barilllari – a quanto sembra il portavoce del gruppo – che il giorno prima della tragedia aveva spiegato al microfono di una emittente radiofonica locale che “i vulcani e la lava non esistono, sono semplicemente degli enormi geyser che lanciano in aria acqua calda e vapore particolarmente ricchi di zolfo”; un’anziana casalinga friulana che, essendo anche negazionista dei mezzi di trasporto, per non mancare all’appuntamento era partita da Udine a piedi nel dicembre del 2019; un giovane disoccupato di Taranto, che già in passato aveva tentato di fare il bagno in un altoforno dell’Ilva; un avvocato di Napoli, che per sostenere le sue teorie abitava con la famiglia in una villetta costruita dentro il Vesuvio; e infine Davide Barilllari, un omonimo del consigliere regionale del Lazio. Fortunatamente assente una sesta persona, un rider milanese che aveva rinunciato all’ultimo momento perché nel frattempo era diventato anche terrapiattista e, secondo i suoi calcoli, la Calabria si trova esattamente sul bordo e la Terra finisce a Catanzaro.
Secondo il medico legale risulta impossibile il riconoscimento dei granelli carbonizzati; malgrado questo il sindaco di Catania ha voluto rassicurare i parenti delle cinque ombre annunciando che la bustina di zafferano verrà sepolta in Liguria, nel cimitero di Camogli.
Andrea Canavesi