ROMA – Una nuova moda impazza nella movida romana dei giovani: l’eyeballing. In cosa consiste? Ci si veste con una camicia tamarra, ci si reca in un locale che predisponga bevande, si osserva una copiosa fila per entrare, ci si reca al bancone e si ordina della vodka. A quel punto, si fa aderire il bicchiere o la bottiglia all’occhio e si versa il tutto direttamente sul bulbo oculare. L’effetto è immediato, dal momento che l’alcol filtra attraverso le mucose ed entra nel flusso sanguigno. Da quando questa pratica si è diffusa in Italia, non si sono registrati malesseri o incidenti di sorta (eccetto il caso di quel ragazzo marchigiano che usò un bottiglione del padre, che in realtà conteneva un modellino di fregata indiana del XIX secolo a velatura quadrupla, e fu accecato dalla prua).
Gli effetti collaterali dell’eyeballing, in generale, sono lievi (la morte, al massimo). Fin qui tutto bene, dunque. A meno che non vi capiti la disavventura che Alvise M. Mancus. (nome di fantasia), giovane uomo di 18 anni (età di fantasia), ha tragicamente (avverbio di fantasia) vissuto qualche sera fa. “Dovevo incontrarmi con una ragazza – ci racconta il giovane uomo – e ci eravamo dati appuntamento a Campo de’ Fiori. Definirla ‘ragazza’ però forse è eufemistico, dato che costei non aveva parvenze propriamente umane”. Alvise, allora, decide di correre ai ripari. “Avevo bisogno di qualcosa che, contemporaneamente, mi facesse sballare e mi danneggiasse la cornea, onde riuscire a non vedere affatto la mia amica e copularci senza problemi. L’eyeballing a base di vodka era la soluzione perfetta”. Fiducioso, il giovane uomo ha trangugiato allora dagli occhi quattro bottiglie di vodka, ma senza alcun effetto. “Ben presto mi sono accorto che non solo riuscivo a vederla ancora, ma la mia giovane vista mi si era addirittura schiarita! Avrò guadagnato almeno quattro decimi, tagliando trionfalmente il traguardo degli 13/10 di acuità visiva. Tutto ciò è stato drammatico”.
Il liquido vendutogli era infatti un potentissimo collirio di origine moldava entrato illegalmente nei nostri confini grazie a un giro di trafficanti svizzeri. La brutta vicenda si è conclusa con una denuncia ai Nas a carico del tenutario del Bar-Cafè “Me Cojoni” che, a un successivo controllo, è stato anche trovato in possesso di una laurea in Ortottica e assistenza Oftalmologica.