LIKE (POST) – Nonostante lo scandalo generato dal Cambridge Analytica, accusata di aver sottratto dati di milioni di utenti per manipolare le campagne politiche a favore delle elezioni di Trump e dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la società di consulenza britannica, giurando su una pagina di Facebook dedicata alla Bibbia, ha negato categoricamente che si possa influenzare e cambiare la volontà delle persone. Visto il giuramento c’è da credergli anche se rimane curioso quel caso in cui per errore invertirono la propaganda fatta via social e un cittadino del Kansas si era recato con convinzione alle presidenziali americane per votare la Brexit.
Facebook, che con la sua negligenza ha permesso tutto questo, ha dichiarato che non si aspettava che così tante persone dessero il consenso al trattamento dei propri dati ad aziende sconosciute, e così per vedere a quanto potesse arrivare l’intelligenza dell’utente ha creato un ultimo e accattivante test, dal titolo “Scopri quanto sei idiota a dare i tuoi dati per fare i nostri test”.
Un test che vi invitiamo a fare. È semplicissimo: basta iscriversi e sai già il risultato. Occorrono giusto due minuti, cinque se avete difficoltà a ricordarvi il vostro nome e cognome. Ma come si analizzano i risultati? Facilissimo. Se non ti iscrivi, sei un tipo a posto; se, invece, ti iscrivi e metti quindi i tuoi dati, allora sei un idiota.
“Vi ruberà al massimo un paio di minuti, e tonnellate di informazioni private” ha dichiarato candidamente l’ideatore, che per non subire ripercussioni è voluto restare anonimo, ma che in realtà si chiama Louis Gélin Bernard, residente in una località sconosciuta se si guarda una mappa di Risiko, padre di 24 figli, mancino per quanto riguarda i reni, con l’hobby della cucina e del balcone (odia invece il corridoio e l’antibagno), e possessore di una docile tigre che ha ridotto i membri della famiglia a sole due unità.
Questi dati, che dovrebbero rimanere nascosti (Condividi se sei indignato1!11!) , sono purtroppo venuti alla luce perché il programmatore, per sperimentare il suo test si è astutamente iscritto, rivelando così i propri dati.
Un episodio, almeno a livello cerebrale, raccapricciante, che va ad aggiungersi a quello di Cambridge Analytica, intriso di complotti e cospirazioni internazionali, e su cui Zuckerberg a nome di Facebook si è profuso in scuse con un lungo post che tuttavia ha preso pochi like (colpa dell’algoritmo, dice lui) promettendo che riparerà ai gravi errori fatti: “Perché un giorno le mie figlie, crescendo, possano essere orgogliose di me. E, se si iscriveranno su Facebook, questa cosa la scoprirò subito”
Albert Huliselan Canepa