Sans Souci, Bassa Provenza (Francia) – Medici e infermieri del reparto di ostetricia e pediatria del policlinico San Stuyvesant avevano capito sin dal primo vagito che quello era un bambino speciale. Un evento unico, quello avvenuto cinque anni fa in Francia. Qualcuno lo ha paragonato persino all’avvento di un nuovo messia, altri lo hanno interpretato come un cattivo presagio.
La Francia aveva appena finito di commuoversi per la storia dei mastri panificatori francesi che hanno realizzato il sogno dei gemellini Jigiòn e Donatìel, nati senza braccia, a cui hanno dedicato una speciale baguette in grado di sostenersi da sola sotto l’ascella, che la vicenda del piccolo Pierre-Robespierre ha conquistato di nuovo le prime pagine delle cronache transalpine. Questo infatti è un evento quasi mistico, lui è il primo bambino francese nato senza rotacismo, caratteristica fonetica meglio nota come erre moscia o appunto, erre alla francese.
Suo padre Gerard è orgoglioso: “È grazie a lui se ora so come mi chiamo realmente”, esordisce visibilmente soddisfatto all’uscita dal policlinico col piccolo Pierre-Robespierre, chiamato così proprio per esaltarne le doti linguistiche. il bambino infatti, che sta benone, viene però monitorato costantemente perché a quella tenera età potrebbe avere qualche ricaduta. Il signor Gerard è diffidente nei confronti del sistema sanitario francese: “Lo Stato non ha mai mosso un dito per tentare di risolvere questo difetto congenito della nostra popolazione, anzi ha preferito tollerare per motivi di orgoglio nazionale. I logopedisti in Italia girano in Ferrari, in Francia guadagnano come quelli che girano col camion a vendere i surgelati porta a porta. Qui hanno la erre moscia pure i giochi per i bambini: il ruggito del leone nei giochi per bambini francesi? Sembra Malgioglio che si stira! Per non parlare dei nidi e degli asili, impreparatissimi! Ora Pierre-Robespierre ha 5 anni e ogni volta che dice Macron fa mettere a piangere i suoi amichetti, e spesso anche qualche maestra”.
I genitori spiegano anche perché lo hanno chiamato Pierre-Robespierre: “Non per attirare su di lui episodi di bullismo, ma per mandare un messaggio di speranza a tutto il mondo“. Ci sono infatti altri casi simili: la bimba francese che non riesce a parlare con l’accento, il bambino arabo che non riesce a pronunciare la L e il dodicenne finlandese che gesticola mentre parla, che per anni si è pensato essere affetto da una forma invalidante di disturbo da black metal mentre invece era solo una caratteristica fonetica.
Buone notizie giungono dall’Italia, dove uno dei più famosi cantautori italiani, Jovanotti, ha risposto all’appello dei genitori di Pierre-Robespierre e ha deciso di appoggiare la loro battaglia: “Abbiamo pensato a Lorenzo perché con quella S nessuno come lui può capire il dramma di un francese senza la erre moscia – rivela Gerard – lui è stato disponibilissimo anche a venire qui a suonare in ospedale, ma non ce la siamo sentiti di invitarlo al reparto pediatrico del San Stuyvesant a Sans Souci in Bassa Provenza, France“.
Vittorio Lattanzi