“Gli italiani ci chiedono discontinuità e noi non possiamo far finta di niente, dobbiamo far finta di fare qualcosa”, sono queste le parole con la quale il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni giustifica l’imminente rimpasto di governo, voluto fortemente dallo stesso premier. La compagine ministeriale potrebbe uscirne rivoluzionata fino alle fondamenta se, come anticipato da Gentiloni, due figure fondamentali di questa legislatura, Angelino Alfano e Maria Elena Boschi, cederanno il posto ai sorprendenti outsider Angelino Alfano e Maria Elena Boschi.
Il rimpasto è stato pensato dal premier durante la breve degenza al Policlinico Gemelli: “Staccare per qualche giorno dalla politica mi ha fatto vedere le cose sotto una nuova luce: voglio che il 2017 rappresenti una inversione di rotta a 180 gradi”. Ma a destare scalpore non è solo l’esclusione della renziana Boschi e dell’alfaniano Alfano, la lista dei ministri sarà completamente rimaneggiata, sconquassando anche gli equilibri tra le forze di maggioranza. Tutti i posti chiave sono coinvolti: il tecnico Pier Carlo Padoan prenderà il posto del tecnico Pier Carlo Padoan nel dicastero più importante, quello dell’Economia, tra gli esponenti Pd il guardasigilli Andrea Orlando sarà sostituito da Andrea Orlando, alla Difesa Roberta Pinotti cederà la poltrona a Roberta Pinotti e all’Interno Marco Minniti succederà a Marco Minniti; in area NCD, oltre al già citato Alfano, Beatrice Lorenzin darà il cambio a Beatrice Lorenzin come ministro della salute.
Il passaggio di consegne dovrebbe avvenire entro gennaio e già i partiti che sostengono il governo fanno i conti col bilancino. Il nutrito gruppo dell’NCD, che oltre ad Alfano e la Lorenzin vanta la presenza dell’ex delfino di Berlusconi, dell’ex ministro degli Interni del Governo Renzi e di un idiota siciliano, ne esce da un lato ridimensionato (un duro colpo anche per la sua corposa base elettorale, passata nell’ultima tornata elettorale dal già lusinghiero 3% di partenza ad uno strepitoso 3%), ma rafforzata da un altro, con 2 nomi nuovi di zecca alla ribalta: Alfano e la Lorenzin. Anche all’interno degli stessi partiti si tirano le somme, specie nel Pd, dove ormai da anni si assiste allo scontro tra la corrente più moderata del partito e quella più moderata. Nel gioco delle poltrone sembra sorprendentemente emergere l’egemonia dell’ala centrista, facendo così indispettire gli esponenti moderati, ma gongolare gli esponenti moderati.
Col rimpasto si dovrebbe assistere anche ad un cambio radicale delle ricette politiche del governo. Il regime di austerità che ha imposto gravi tagli nei delicatissimi settori pubblici della salute e della scuola cederà il passo a una stretta sulla spesa pubblica che implicherà nuovi tagli alla salute e alla scuola. Per quanto riguarda il mondo del lavoro, il Job’s Act con le sue facilitazioni al licenziamento e i voucher sarà superato con nuove regole che faciliteranno i licenziamenti e le prestazioni lavorative occasionali, con l’innovativo strumento dei voucher. Unico punto fermo rimangono le politiche ambientali, cui continua a non fregare un cazzo a nessuno.
Gianni Zoccheddu