MARATO (NA) – Un tragico incidente ha avuto oggi per sfortunato protagonista un ragazzo partenopeo, Filippo Filippide (per gli amici Pippo Pippide).
Il giovane negli ultimi 84 mesi aveva ecceduto nel trangugiare pastiere e sfogliatelle, mettendo su qualche chilo di troppo. Quando per un tributo a Leonard Nimoy non è riuscito a infilarsi la sua amata tutina da Star Trek (e qualcuno già cominciava a chiamarlo signor Speck), si è finalmente deciso a fare qualcosa per tornare in forma. Visto che nel terzo millennio la soluzione a ogni problema si può trovare in uno smartphone, il ragazzo ha deciso di scaricare la miglior app per la salute disponibile (arrivando addirittura a spendere 89 centesimi!) per misurare con precisione la quantità di calorie assorbite e consumate durante la giornata e buttare giù i chili di troppo.
La mattina seguente ha ignorato il maritozzo alla panna che gli ammiccava languidamente dal frigo per godersi una sana colazione composta da yogurt magro, mandarino e fetta biscottata integrale: 100 Kcal. Ora bastava solo andare a correre e consumare tutte le calorie assimilate per cominciare di slancio la giornata.
Il Filippide quindi si è vestito di tutto punto da jogging, si è recato al parco e, una volta applicato il suo smartphone alla fascia da braccio, si è lanciato verso la sua nuova vita da magro. Qualcosa però deve essere andato storto, come si apprende dal verbale del Carabiniere intervenuto sul posto, l’appuntato Pino Risdiparma:
ll cadavere della vittima presentava evidenti segni di decesso. Un’apparente stanchezza da affaticamento l’aveva fatto stramazzare al suolo. Dall’analisi compiuta sull’apparecchiatura elettronico-telefonica rinvenuta sull’arto ambi-sinistro, risultava che detto dispositivo mostrava un consumo calorico di 99 calorie, per una distanza chilometrica percorsa di circa 1,0 km. Successivi accertamenti avevano accertato successivamente che la distanza chilometrica reale compiuta in realtà dal cadavere quando era ancora in vita ammontava a 42,195 km per oltre 4000 calorie dissipate.
Una tragica fatalità aveva quindi fatto piantare la app del novizio podista a un pelo dall’obiettivo e lo sfortunato ragazzo, confidando ciecamente nell’affidabilità del suo apparecchio, aveva corso per oltre 5 ore fino a morire di fatica per bruciare quell’ultima maledetta caloria. Per impedire che si ripetano simili tragedie, è stato deciso che da ora in poi a chi acquista una app per la corsa dovrà essere inviato un timer meccanico caricato sui 30 minuti da appendere al collo, che avvertirà i corridori col clangore di un campanile di paese in caso di problemi al non sempre infallibile smartphone di cui, per evitare fastidiosi e poco professionali product placement, eviteremo di dire il modello.
Andrea Michielotto