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“Il proibizionismo ha fallito”. Mafia legalizzata in Sicilia

"Il proibizionismo ha fallito". Mafia legalizzata in Sicilia - Lercio

CITTÀ DEL TRAFFICO – Oggi all’ARS si è presa una decisione che farà discutere a lungo: la legalizzazione della Mafia. La proposta è stata approvata quasi all’unanimità. Il relatore Pino Picciotto spiega a caldo la genesi del provvedimento: “Abbiamo appena finito di leggere il resoconto sul proibizionismo americano degli anni ’20 e ’30. Abbiamo impiegato circa 80 anni per comprendere la relazione ma è stato difficile decriptare le parole che per noi erano sconosciute”.

La Mafia potrà ora ufficialmente dirsi parte integrante dello Stato, dopo che alcune delle sue attività – che fino a ieri erano illecite – sono state considerate valide dall’UE nel calcolo del PIL. La prima promozione quindi l’hanno ricevuta dall’alto e ora i politici siciliani hanno gioco facile nel giustificare la loro decisione: “Ce lo chiede l’Europa! E poi lo diceva anche De Gregori: legalizzare la Mafia sara’ la regola del 2000. Stiamo rimediando a un colpevole ritardo”. 

La Mafia sarà legalizzata a partire dal 10 febbraio 2015, quando gli italiani saranno distratti in massa dal Festival di Sanremo. Il provvedimento legislativo partorito all’ARS è molto complesso e qui ne analizzeremo gli aspetti più significativi.

Non si terranno più le elezioni regionali, ma il governatore sarà indicato direttamente dalla Cupola, con un grande risparmio di tempo e denaro. Crocetta sarà subito destituito e il suo posto sarà preso da Salvatore Cuffaro, che ha già ricoperto l’incarico con l’apprezzamento delle cosche e sarà scarcerato per l’occasione.

Novità importanti anche per le comunicazioni, ufficiali e non, che dovranno essere effettuate solo per mezzo di pizzini. Via dunque fax, e-mail e raccomandate, solo i pizzini saranno ritenuti un mezzo valido per scambiarsi informazioni.

Il pizzo potrà essere scaricato dalle tasse. Tutto quello che paghi ti verrà rimborsato alla presentazione delle dichiarazioni dei redditi. Nessun obbligo di fatturazione per la famiglia mafiosa, che potrà comunque detrarre il costo del liquido incendiario nel caso che debba bruciare negozi e capannoni di chi si rifiuta di pagare.

La prostituzione sarà riconosciuta come attività socialmente utile e le professioniste potranno fatturare gli incassi. Eventuali tasse e spese di occupazione del suolo pubblico andranno divise tra la famiglia mafiosa competente per territorio e il magnaccia.

Nessun istituto (sia esso regionale, provinciale, comunale, di quartiere) potrà prendere decisioni senza il consenso della Mafia. Si potranno eleggere solo uomini che siano in stretti rapporti con almeno una famiglia della cupola. Per certificarlo basterà un pizzino con timbro e firma del boss che farà da garante.

Le bische clandestine diverranno legali a patto che il 2% dei ricavi vada alla Regione, in caso in cui il titolare di una bisca dovesse andare in negativo a rimborsare sarà sempre la Regione.

Molti apprezzano il provvedimento, altri protestano timidamente e in tanti si chiedono dove sia la novità. Nel frattempo altre regioni stanno a guardare: se la cosa dovesse andare bene per la Sicilia loro potrebbero essere le prossime, con in prima fila naturalmente la Campania e la Calabria.

Claudio Favara

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