Statteaca (SA) – Mentre l’Italia è in ginocchio per l’allarme Coronavirus, si segnalano anche casi di persone che sembra stiano speculando sulla tragedia. Dopo i venditori di Amuchina gel, che scambiano un lotto di confezioni da 100ml per un appartamento con vista Colosseo o un rene in buono stato, è venuto alla luce anche il caso di un dipendente pubblico che, per ottenere un periodo di assenza giustificata dal lavoro, avrebbe finto di essere rientrato da poco dalla Cina.
Secondo le prime indiscrezioni si tratterebbe di un impiegato salernitano, Matteo Salvini (solo omonimo dell’unico dipendente pubblico più fancazzista di lui, NdR), che avrebbe approfittato dell’emergenza per starsene a casa due settimane. Secondo le dichiarazioni di alcuni colleghi, Salvini sperava che sarebbe stata annunciata la chiusura del suo ufficio (“Guagliò staj senza pensier, a’ settimana prossima stamm’a casa”), ma per una beffa del destino questa misura è stata adottata solo nelle operose regioni del Nord.
L’impiegato sarebbe stato invece costretto a passare un’altra massacrante giornata di lavoro con i consueti ritmi forsennati: timbratura del cartellino in ingresso, prima colazione al bar (un’ora), torneo di tressette (da 10 minuti a un’ora, a seconda delle partite vinte), turno di lavoro mattutino (20 minuti), seconda colazione al bar (un’ora), giro al mercato, pranzo (due ore), passeggiatina digestiva (30 minuti), turno di lavoro pomeridiano (40 minuti), terza colazione al bar (un’ora), riunione in ricevitoria per giocare al Lotto (un’ora), timbratura del cartellino di uscita.
Per sottrarsi a questo vero e proprio sfruttamento, Salvini avrebbe quindi pensato di inventarsi un viaggio in Cina compiuto nel weekend. Avrebbe quindi telefonato al bar per parlare col suo capo: “Agg vist ‘nu post bello assai, Wuhan”. Per rendere più credibile la sua storia, avrebbe persino stampato un falso biglietto aereo e costretto due amici a camuffarsi da cinesi, con tanto di fondotinta giallo e occhi a mandorla ottenuti tirando le sopracciglia con lo scotch, per scattare finte foto di viaggio. Salvini era convinto di poter ottenere facilmente due settimane di quarantena: “E jamm bell, quindici juorn a’ casa!”
L’ingegnosa truffa però sarebbe stata smascherata per alcuni particolari: sul falso biglietto aereo l’impiegato avrebbe sbagliato a scrivere il nome della località cinese (“Uan? Come u’ pupazz e Bim Bum Bam?”), inoltre non avrebbe tenuto conto che i voli dalla Cina sono bloccati da giorni, infine sarebbe stato visto da numerosi testimoni allo stadio, nella curva della Salernitana.
Ora Salvini rischia di andare a processo e perdere il lavoro, ma preannuncia battaglia, affidando a una diretta Facebook dal bar Mamm’t la sua accorata difesa: “Aggio protetto ‘a patria, e figl e tutt quant, che so’ piezz ‘e core, da chistu cap ‘e cazz e CoronaVairus. Non era mio diritto, era mio dovere chitemmuort ! Ma se voi ci state, io ci sto! #iostoconsalvini”
Andrea Michielotto