Narciso (Arezzo) – Appena appresa la notizia che Andrea Scanzi stava lavorando al suo nuovo libro, abbiamo deciso di documentare quello che si annuncia l’evento più importante dei prossimi quindici secondi, organizzando un’intervista nel più breve tempo possibile prima che quell’istante sfuggente svanisca per sempre, o almeno fino al prossimo imperdibile instant book.
Ecco quindi l’incalzante sequela di domande che abbiamo rivolto all’uomo più influente di internet in Italia, nel mondo e probabilmente anche in tutte e 11 le dimensioni parallele conosciute.
– Sig. Scanzi, innanzitutto grazie per il tempo che ci sta dedicando. Scusi ma sono abbastanza emozionato. Non so nemmeno bene come chiamarla: Signor, Dottore, Andrea?
Ma no caro, rilassati. Sono una persona semplice. Chiamami pure Dio.
– Bene, ora sì che mi sento a mio agio. Insomma, ci dica Dio: cosa l’ha spinta a tornare a scrivere un libro dopo così tanto tempo, di solito infatti lascia passare almeno una settimana fra una pubblicazione e l’altra. D’altronde è risaputo che la stesura di un testo è anche una cosa complessa che richiede studio e lavoro se non si vuole restare superficiali.
– Lo so, hai perfettamente ragione. Ma è un rischio che ho voluto correre perché ho sentito il forte bisogno di raccontare qualcosa di interessante e poi perché ho voglia di comprare un Harley-Davidson nuova. Inoltre, è un libro che parla di cose che conosco e che leggo: i miei libri. Quindi diciamo che conosco l’argomento. So che era rischioso, come tu dici, ma credo che riuscirò a restare superficiale. In fondo questo è quello che chiede il mio pubblico.
– Potrebbe essere più preciso Sig. Dio, cosa le chiede il suo pubblico?
Come avevo ampiamente previsto già diversi anni fa, oggi è molto importante dare ai lettori quello che vogliono. Una volta era importante stimolare il pensiero. Leggere era un passatempo piacevole e istruttivo, ma ora nell’era di internet l’attenzione e la capacità di concentrarsi delle persone sono diminuite drasticamente e se tu non gli dai da leggere prodotti semplici e scadenti, che magari solletichino i loro istinti basici, confermando quello che già pensano, difficilmente perderebbero tempo leggendo.
– Cioè lei mi sta dicendo che anche il bias cognitivo potrebbe essere curato attraverso una sollecitazione del pensiero critico e un ritorno alle letture di qualità?
Esattamente. La mente umana se nutrita correttamente può produrre cose magnifiche e noi siamo sempre sul filo del rasoio. Ma fortunatamente con internet quelli che hanno capito sono riusciti a crearsi uno stuolo di fan adoranti cui non interessa pensare, ma solo sentirsi parte di qualcosa per avere la semplice sensazione di essere comunità. L’uomo è un animale sociale. Cioè, siamo sinceri, la letteratura scadente o leggera è sempre esistita ma lei crede davvero che se le cose non andassero come vanno, oggi ci sarebbe gente disposta a investire denaro nei libri di Salvini o nei miei?
– Così però potrebbe anche sembrare che lei stia prendendo in giro i suoi lettori, esattamente come fa il leader leghista. Cosa crede che potrebbe succedere se se ne rendessero conto?
Sei un ingenuo. Forza, ormai non c’è più bisogno di aver studiato marketing per comprendere certi meccanismi, lo sappiamo tutti e due che l’italiano medio non va oltre il titolo di un articolo. Ad esempio, quante persone crede che abbiano letto davvero questa intervista? Zero! Non c’è rischio! Guardi, glielo dimostro: chi legge è stronzo!!! Ah ah ah ah. Cazzo sono troppo simpatico! Credo che dovrò fare presto un tour negli stadi anche come stand-up comedian!
– Lei ama il rischio a quanto vedo. Ok, diciamo per assurdo che qualcuno invece se ne fosse accorto cosa farebbe?
Semplice, condividerei questa intervista con un commento divertito in cui farei finta di ridere di me stesso e di essere auto ironico come è già successo in passato. Ora comunque ti devo salutare. Devo andare a cancellare tutti i commenti negativi sotto i miei post. Sai, il bias cognitivo degli inferiori va coltivato.
Grazie del suo tempo Dio Scanzi. È stata un’intervista davvero illuminante.
Ma figurati, il tempo per me non ha significato. Ma permettimi di darti un consiglio: non fidarti dei mitomani. E ora ti devo proprio salutare, ho una call con Rosario Dawson e Roger Waters per portare “The Wall” a teatro.
Fabio Corigliano