Truzzo(NE) – “An de trua tarariconsincosà, uan ciù tri, tararidepleistubì”, al suono di queste parole gonfie di significato, un’intensa commozione ha pervaso tutti i presenti all’inaugurazione del primo tagadà dedicato a Gigi D’Agostino. Maestro di arte drammatica, musica elettronica, video girati alla cazzo di cane, e paroliere mascherato, Luigino Celestino Piccolino Cuccettino Di Agostino, questo il suo nome completo, è meglio conosciuto tra i tanti pseudonimi come “quello che ha pigliato una canzone di Battiato e l’ha rovinata per l’eternità”.
Alla presentazione, oltre a una folla di curiosi e a una delegazione di “giovani negli anni ’90” (che ora sono tutti manager o drogati o entrambe le cose) ha partecipato lo stesso Gigi D’Agostino, per l’occasione vestito come uno che avrebbe avuto bisogno di andare in palestra da una ventina d’anni ma ha trovato sempre chiuso perché non si era mai segnato l’indirizzo giusto.
Gigi, sfoggiando anche un bellissimo cappuccio con pellicciotto, ha esaltato i suoi fan con alcuni memorabili versi dei suoi più grandi successi: “Pa, papararà, paparàrà, pa pa pa pararararà” e “a a ben, warem a ben ben, waren ben ben ben, waren a wa two ben ben” che attenti archeologi ritengono siano parte di un linguaggio antico e finora sconosciuto che preannuncerebbe una visita aliena da parte di parenti di Gigi D’Agostino sulla Terra.
Il cantante (o quello che è) che per un periodo si è fatto chiamare chiamare Circo Uonz, Dottor Dag e Gigi di Maio e suo padre Antonio, ha poi lasciato la parola all’autore di questa spettacolare installazione artistica: il tedesco Max Siedentopf. Dopo aver fatto risuonare “Africa” dei Toto nel deserto della Namibia, Siedentopf ha deciso di accettare la sfida più grande della sua carriera: far risuonare per sempre le canzoni di Gigi D’Agostino in tutti i tagadà italiani, anche dopo la quinta guerra mondiale, anche dopo la fine del mondo che avverrà al termine dell’ultimo episodio della serie “Adrian”.
“Sto inventando un sistema che trae energia dal movimento dei truzzi al centro del tagadà e che assicurerà vita perpetua all’installazione” spiega Sierenkompf cambiandosi il cognome “è un progetto inizialmente concepito dal creatore dello stesso tagadà Gustav Plasil-Xamamin che me ne fece dono poco prima di morire in cambio di una bottiglia di gin corretto alla grappa corretta al benzocarotene. Così facendo potremo ascoltare le parole, e le musiche, di quel pozzo di bravura e scienza musicale che è Gigi Dag e le sue poesie potranno risuonare nei secoli dei secoli traviando le menti e la sanità mentale di tutti i suoi discepoli”.
“L’unico problema”, conferma Siedenconsuelo, diventando improvvisamente spagnolo, “è che nel nuovo millennio, con l’avvento di forme di truzzagine alternativa come gli hipster, i metrosexual, gli emo e i fan di Povia, stanno venendo sempre meno i veri truzzi originali che tanto ci facevano ridere e commuovere negli anni ’90 e che forniscono maggiore energia. Quindi per far sì che la mia installazione raggiunga il suo scopo dobbiamo ricreare quel clima di abbigliamento alla olocausto nucleare che tanto andava di moda negli anni del karaoke di Fiorello e magari riportare in televisione, e nelle discoteche, i più grandi esponenti della categoria come Gabry Ponte, Giovanni Vernia, e Walter Veltroni. Allora, al suono di un “a a ben” potremmo di nuovo far nascere quelle bellissime storie d’amore che cominciavano con un dolcissimo, semplicissimo e antichissimo “Scusa ma ti pozzo conoscere””.
Parole romantiche di cui ormai, persi in un mondo tecnologico e insensibile, abbiamo dimenticato il significato.
Davide Paolino