Roma (dietro Ryad e Busan) – È da una settimana che un dubbio serpeggia tra i massimi dirigenti RAI: “E ‘mo che ce famo co’ sti due? Questi non so boni manco a pija l’insulti da’a Lucarelli a Ballando co’ e stelle. Che je famo condurre?”
“Boh. Aspettando Uno mattina alle 5?”
I vertici RAI si riferiscono alla coppia De Girolamo-Insegno, con una certa malcelata preoccupazione per la sorte dei due conduttori senza appeal. Questi, però, avrebbero già presentato proposte per un paio di nuovi format: il primo, come già anticipato dalla nostra testata, consiste in uno studio in cui i due conduttori, in rigoroso silenzio, seguono il programma di Fazio, mentre il secondo è un mix dei punti di forza dei due programmi cancellati e intitolato Avanti mercante alla fiera del popolo.
Si tratterebbe di un gioco a premi in cui i concorrenti devono impedire a Fabrizio Corona di delinquere mentre viene intervistato dalla Gatta Nera; nel frattempo, la coppia di conduttori si sfida a una gara di mimetismo nello studio.
Il concorrente che riesce a fermare Corona dovrà poi stanare almeno uno dei due conduttori, per vincere il premio nascosto al loro interno. Insegno e la De Girolamo hanno già registrato un episodio pilota che è stato presentato ai vertici della RAI. Durante la messa in onda, però, dopo circa 30 secondi, la TV si è spenta da sola, e pare che questa anomalia non sia dipesa dai monitor. Dopo innumerevoli tentativi e controlli tecnici si è giunti all’ineluttabile conclusione che lo spegnimento automatico fosse causato dal programma stesso.
I tre sponsor principali, la Fondazione per la cura della Demofobia, l’Associazione italiana Masochisti e il Cern (quest’ultimo interessato all’opportunità unica di poter osservare da vicino il rarissimo fenomeno del ‘buco nero catodico’ per ora solo teorizzato durante il programma Liberi Tutti della Guaccero, ma mai dimostrato), si dicono pronti a ripartire al fianco dei due conduttori silurati. Ora tocca ai dirigenti prendere una decisione, anche se Aspettando Uno Mattina rimane ancora l’ipotesi meno dannosa.
Vittorio Lattanzi