E’ un risultato eccezionale quello del matematico statunitense John Egghead, che ha risolto dopo oltre 3 secoli il problema del triangolo a 4 lati, aprendo nuovi e incredibili scenari nel mondo delle scienze esatte: se un triangolo ha 4 lati, uno non è suo (enunciandone anche il corollario: ma non è detto che sia il quarto).
Formulato per la prima nel 1703 da Vaneggius (pseudonimo del filosofo polacco R. Trelkovsky), il rompicapo è stato affrontato dalle più geniali menti dell’età moderna, senza giungere mai ad una dimostrazione accettabile.
Ci provò Alberto de Tomba nel 1854, ma l’unico risultato fu la casuale scoperta di un secondo triangolo raro, stavolta a 6 vertici.
Nella Francia del primo dopoguerra Leopold Pancarré tento di aggirare il problema ipotizzando che i numeri non esistono, poi scivolò su un gradino di marmo e morì.
Un altro italiano, il matematico Flavio Mezzarotella, si è occupato per tutta la vita del rompicapo di Vaneggius, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dall’informatica. Nella sua lunga carriera ha fuso 127 calcolatori elettronici, che gli sono costati la cattedra universitaria e 3 divorzi. Ora vive da solo in un monolocale a Milano, sempre chiuso in bagno, mentre osserva una squadretta, un cubo di Rubik e un mazzo di chiavi che girano dentro la lavatrice.
Egghead, classe 1947, ha lavorato per 12 anni ad una dimostrazione che tenesse conto delle attuali teorie quantistiche, inserendo nella sua formula l’ormai universalmente riconosciuto coefficente di Tomcat, che misura il grado di ritrosia dei gatti nell’essere rinchiusi dentro una scatola.
La sua intuizione più grande è stata, però, l’adozione dell’alfabeto runico per le equazioni di grado superiore a níu, per il quale: se Algiz è uguale a cos di x2/7, allora 3r5?D♣ corrisponde al quoziente di Azucena di campo neutro, nell’insieme ∑35√1 delle parallele convergenti.
Una soluzione geniale quanto semplice.