Bohtav (Francia) – Elisabeth Borne, ministro dei Trasporti francese, ha rassegnato ieri pomeriggio le dimissioni da ‘omologa di Danilo Toninelli‘. Non si tratta di dimissioni politiche dalla carica istituzionale da lei ricoperta nell’attuale governo guidato da Édouard Philippe, bensì della presa di distanza da corrispondente francese del suo omologo italiano: Toninelli, appunto.
Sembra un gioco di parole ma non lo è affatto. La Borne, ingegnere 57enne, esperta – oltre che di vie di comunicazione e di urbanistica – di risorse idriche, ecologia, riforestazioni, reti fluviali, e altri argomenti completamente ignoti a Toninelli, ha tenuto a precisare che la sua decisione non ha niente a che vedere con attriti personali e neanche con questioni politiche legate alla realizzazione della Tav.
“Sia ben chiaro – ha sottolineato il ministro – non ho nulla contro Danilo Toninelli, anzi, mi sta pure simpatico. La realtà è che la mia vita è drammaticamente cambiata da quel maledettissimo primo giugno del 2018, giorno in cui a Roma si è insediato il sessantacinquesimo governo italiano presieduto da Giuseppe Conte. Una mattina d’agosto, qualche giorno dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, mio figlio mi telefona e mi fa: «Ciao mamma, ma è vero che hai intenzione di far adibire l’ultimo piano della torre Eiffel a centro commerciale e polisportivo? Ah ah ah», chiudendo la comunicazione subito dopo. In un primo momento ho pensato fosse impazzito, poi, sfogliando il giornale alla pagina della politica estera, ho capito a cosa si riferisse e mi è venuto anche da sorridere. Le cose però hanno cominciato ad assumere una piega inquietante quando, scesa in strada, i passanti che mi riconoscevano ridacchiavano sommessamente anziché salutarmi e scattare i soliti selfie. I giorni successivi sono stati una continua escalation di risolini, battute e allusioni di ogni genere da parte di chiunque. Un altro esempio? Quattro mesi fa prendo un taxi per raggiungere l’aeroporto, il tassista mi guarda dallo specchietto retrovisore e mi domanda: «Signora, faccio la strada normale o prendo il tunnel del Brennero?». Un vero incubo. L’ultimo episodio in ordine di tempo ieri mattina: vado in edicola e chiedo Le Figaro, l’edicolante mi guarda e serio mi dice: «Mi dispiace ma oggi ho deciso di non ordinarlo, aspetto il responso dell’analisi costi-benefici». Potrei andare avanti all’infinito ma mi fermo qui, scusate lo sfogo”.
Visibilmente scossa davanti ai microfoni dei giornalisti, il ministro Elisabeth Borne ha poi concluso: “Per questi motivi ho deciso di chiedere all’imperatore… Scusate, a Macron… Vedete? Sono talmente condizionata da questa dannata corrispondenza di ruoli che sparo stronzate pure io. Dicevo: ho chiesto al presidente Macron di sottoscrivere un appello informale tra le due nazioni in modo tale che la stampa, italiana e francese, eviti di definirmi ‘omologa di Toninelli’. Grazie per l’attenzione”.
Dal canto suo, informato della notizia, il ministro Toninelli ha risposto con un semplice tweet: “Ok dai magistrati al dissequestro del viadotto #SeaWatch3 sulla F35, brava @virginiaraggi. Come promesso Autostrade per l’Italia pagherà l’intera somma della demolizione e della ricostruzione della @GuardiaCostiera. #Tav, presto per dire se radere al suolo @Lione. Ringrazio per la simpatia la mia omologa francese”.
Andrea Canavesi