Piezzeco (RE) – “Se non hai figli non puoi capire”, “Chi non ha bambini non può saperlo”, “Se non sei mamma/papà non puoi comprendere”. Sono queste, probabilmente, le frasi più odiate da chi, per scelta o per i casi della vita, non ha figli, anche più di quelle che rovinano irrimediabilmente i pranzi in famiglia (“Quando lo fai un bel bambino?”, “Quanto dobbiamo aspettare per un erede?”) o vengono usate per biechi fini elettorali (“Lo giuro sulla testa dei miei figli”, “Lo dico da papà”).
Queste frasi sono odiate in particolare da un gruppo di persone riunite nella SFIGA (Senza Figli Italiani Gagliardi Associati), associazione nata a Piezzeco, nel reggiano, con lo scopo di salvaguardare i diritti di chi è senza prole. La SFIGA, che organizza periodicamente seminari come “Dove trovare ristoranti che non accettano minorenni”, “Come sopravvivere in aereo vicino a famiglie con bambini” e “Rivalutare la figura di Erode”, ha ora deciso di finanziare una rigorosa ricerca scientifica per stabilire appunto se qualcosa sui bambini lo possa capire anche chi non ha figli.
La ricerca è stata commissionata ad Armando Diego Donamara, psichiatra oriundo argentino che lavora presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Il medico ha selezionato un campione rappresentativo di persone con e senza figli, reclutate durante un incontro scapoli-ammogliati. Ai volontari sono stati mostrati filmati con le gesta di bambini di varie età, monitorando l’attività cerebrale tramite risonanza magnetica funzionale per immagini.
I risultati della ricerca sono stati sorprendenti: le capacità intellettive dei genitori risultavano drasticamente ridotte mentre osservavano dei bambini, ancora di più se si tratta dei loro figli. Donamara ha dimostrato che il QI di un adulto che si attesti sui 160 (livello di genio) può scendere fino a 80 (sotto la media) nel caso si contempli bimbi generici e, se il bambino è il proprio figlio, può addirittura precipitare a 40 (Toninelli). Si riscontrano distorsioni cognitive anche nel valutare l’avvenenza dei propri pargoli (come riportato nell’abstract “Ogni scarrafone è bello a mamma soja”, NdR).
Il campione dei senza figli invece conserva intatte quasi completamente le proprie capacità intellettive, che risultano solo offuscate in alcuni casi da un’incipiente esasperazione in seguito a reiterate manifestazioni di maleducazione da parte dei bambini. La ricerca, di prossima pubblicazione su Nature, mostra quindi che, inequivocabilmente, incontrovertibilmente, indubitabilmente, anche chi non ha figli è in grado di capire quando i bambini rompono il cazzo.
Andrea Michielotto