Roma – Sono stati autentici momenti di panico, quelli vissuti poche ora fa in uno dei tre Uffici della Protezione Civile della Capitale.
Un insider del Dipartimento ci ha fatto pervenire un resoconto dettagliato della vicenda che stamattina ha scosso dalle fondamenta la struttura del prezioso organismo governativo.
“C’è un emergenza!”
“Quale?”
“Il capo ha perso il telefonino”
Sarebbe stato questo breve dialogo riguardante il cellulare di Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento, a far scattare l’allerta rossa interna.
“Non facciamo come al solito, ragazzi, che poi seminiamo terrore e distruzione. Scusate, ragioniamo: provate a chiamarmi un attimo?”, come sempre accade in questi casi, proprio Curcio è emerso dal gabinetto in cui si era recato per riflettere sulla sicurezza in Italia e ha preso in mano la situazione, iniziando il coordinamento di tutte le unità pronte e dislocate sul posto (il suo ufficio).
I solerti membri della Protezione Civile hanno subito provveduto a chiamarlo. Ma l’operazione non ha avuto esito positivo. “Sul cellulare, non sul fisso. Idioti”.
A quel punto, gli eroici ragazzi della Protezione Civile hanno iniziato a chiamare Curcio sul suo cellulare ma, incredibilmente, risultava occupato. “Se mi chiamate tutti insieme contemporaneamente, forse dà occupato. Cretini.”. Dopo quelle benevole parole, un solo operatore ha provveduto a effettuare la chiamata sul telefonino, i cui squilli non erano però accompagnati da alcun suono. “Perfetto. L’ho messo in modalità silenziosa. E ora chi lo trova più”. “Chiamiamo Bertolaso?” ha suggerito la segretaria del Servizio Relazioni Internazionali, prima di essere licenziata in tronco.
“Se lo hai collegato all’account Google possiamo provare a farlo squillare col servizio ‘Trova il mio dispositivo'”, ha proposto allora il capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Guido Parisi, “Io faccio spesso così, perché non mi posso portare il cellulare negli incendi e poi non mi ricordo mai dove l’ho messo”. “No, non ho l’account Google, ho paura che mi ruba i dati”, ha spiegato Curcio, ottenendo come risposta da Parisi una pernacchia.
Mentre tutti gli operatori presenti, anche quelli del call center per le emergenze vitali, stavano frugando ovunque alla ricerca dello smartphone, anche nelle stesse tasche di Curcio o nell’elmetto che usa per la riprese dei Tg, a quello più sveglio è arrivata l’idea geniale, proprio un attimo prima che Curcio prendesse la decisione di dichiarare lo stato di calamità nazionale.
“Capo, perché non prova con IT-Alert? Quello suona sempre, travalica anche lo stato “silenzioso”. “Innanzitutto, complimenti per l’uso di ‘travalica’, ti proporrò per una medaglia al valore per questo – ha risposto Curcio – lo hai imparato certamente dopo anni di servizio passati su argini sfondati, vero? E poi: sì, hai perfettamente ragione. Ora schiaccerò il pulsante di IT-Alert. Teniamoci pronti”.
“Ma suonerà in tutto il Lazio” gli ha fatto allora notare Parisi. “Dici che dovrei estenderlo a tutta Italia?”, ha chiesto Curcio, ottenendo come risposta una pernacchia.
“State pronti, clicco”.
I cellulari della stanza hanno iniziato a strombazzare all’impazzata e tutti i presenti hanno drizzato le orecchie, molte delle quali ormai non più funzionanti.
A un certo punto, nel trambusto generale, Curcio ha però interrotto l’allarme. “Fermate tutto, fermate tutta l’operazione, abortita, missione abortita – mi sono appena ricordato che ho disattivato gli avvisi di emergenza, perché mi rompevano i coglioni. Scusatemi, scusatemi tutti” ha detto, prima di darsi una mano in faccia e ritirarsi sconsolato in bagno.
Stefano Pisani