CERVI (CE) – Si chiama Riccardo Buontemponi, e fino a pochi giorni fa era primario di ostetricia nella clinica “Clinica” di Cervi, paesino di poco più di mille anime, arroccato sulle Alpi casertane. Da ieri però, Clinica ha perso il suo ostetrico di riferimento, denunciato per maltrattamento su minori, ma davvero tanto minori.
“Buontemponi – spiega il Direttore Sanitario Pamelo Cinquantenni – per anni, a nostra insaputa, ha tenuto un comportamento deontologicamente scorretto: invece di dare un innocuo schiaffetto sul culetto, per far piangere i bambini appena nati raccontava loro battute di Alessandro Siani. Quando è stato squarciato il velo di omertà che lo aveva protetto finora, è stato immediatamente denunciato alla Pubblica Autorità e, naturalmente, segnalato alla commissione medica disciplinare competente“.
A quanto si è appreso, Buontemponi rischia la radiazione dall’Ordine dei Medici e il deferimento al Tribunale dei neonati dell’Aja, dove potrebbe essere processato per crimini contro la piccola umanità. “La goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiega un’infermiera che preferisce restare anonima – è stato il parto della settimana scorsa: il dottore era reduce dalla visione del cinepanettone ‘Chi ha incastrato Babbo Natale?’ e ha usato la – chiamiamola così – battuta, ‘Io ti trasformerò da Babbo Natale a Babbo Cazzimma!‘ per far piangere disperatamente due gemellini appena nati, che hanno perfino tentato di tornare dentro la madre“.
Ma sono tanti gli episodi che stanno emergendo in questi giorni dalle indagini degli inquirenti. Casi di bambini che, sottoposti a quei traumi, hanno continuano a piangere ininterrottamente per ore, giorni, in un caso per 28 anni. “Al piccolo, pardon, ormai grande Vincenzino, in analisi da un mio collega, le lacrime non si sono più fermate da quando, appena nato, Buontemponi gli raccontò la barzelletta: Un signore calvo entra in una farmacia napoletana: «Dotto’, sto perdendo i capelli, che devo fare?».
«Te ne devi andare, perché mò mò ho finito di scopa’ ’nterra!»”.
Un adulto può ascoltare e sopportare tutto questo dolore, tentare di andare avanti, ma un neonato può rimanere tragicamente segnato” racconta M. D., assistente di Buontemponi, tra i primi a segnalare i metodi poco convenzionali del primario.
Alcuni, tuttavia, avanzano dubbi sul reale effetto lacrimatorio delle battute di Siani che, sì, per quanto possano essere rozze e spregevoli, non dovrebbero essere comprese da un essere umano che è appena venuto alla luce. Perplessità che trovano una risposta nelle parole di Lucrezio Maria Punteruolo, neurologo dell’età infantile specializzato nella psicologia dei primi 43 secondi di vita: “È vero, i bimbi non arrivano a comprendere perfettamente il significato di un motto di spirito, ma le facezie del Siani vanno a stimolare quelle corde dell’animo che non esito a definire primitive, ancestrali, il cervello rettiliano, la parte più antica del cervello, quella legata alle pulsioni irrazionali, distruttive, autodistruttive e che pensa solo a ‘O pere e ‘o musso, insomma”, spiega lo scienziato. “Avete mai udito una di queste celie sianiche? Un’accozzaglia disarticolata di sonorità gutturali, scimmiesche, grovigli linguali che si conclude quasi sempre con ‘O Frat tuoie!‘. Quelle non sono battute, sono richieste d’aiuto e i neonati sono sensibili“.
Intanto, nell’attesa di fare chiarezza, l’unica divisione di ostetricia disponibile in paese è chiusa e resterà tale per chissà quanto tempo. L’ospedale ha risolto facendo sgravare tutte le donne in coda che erano in travaglio – somministrando ossitocina, spronando il neonato, usando forbici da siepe – e ha chiesto un sacrificio di pazienza alla popolazione. “Ostetricia – ha spiegato Cinquantenni – tornerà in funzione prima possibile ma, per precauzione, abbiamo già chiesto alla popolazione di smettere di chiavare“. E sembra che i cittadini abbiano accolto positivamente il messaggio. “Sì – conclude – è bastato dire alla gente che se mettevano qualcuno al mondo, sarebbe potuto venire su come Siani per far subito passare loro ogni istinto di riproduzione”.
Stefano Pisani