Alba (CN) – “Boia faus! (“Cazzo!” in provincia di Cuneo. N.d.r.) Non c’avevo mai pensato!”. Così Ergo Spalma, il direttore marketing della Ferrero, commenta a mente fredda il monologo della Littizzetto sulla bellezza che la raffinata comica ha portato sul palco dell’Ariston la scorsa settimana. “Credevamo che mostrare in uno spot pubblicitario bambini con disabilità fisiche o mentali fosse soltanto uno squallido sfruttamento, una spettacolarizzazione del dolore alla Barbara D’Urso, ma dopo aver ascoltato Luciana devo rivedere qualsiasi mio tentennamento od iniziale ripugnanza”.
Auto-convintosi che quel discorso pieno di ipocrisie e buone intenzioni non sia stato fatto soltanto per strappare un applauso alla feroce ed esigente platea sanremese, Ergo Spalma si è messo subito a lavorare alacremente ad un nuovo progetto chiamato Pazzi per la Nutella.
Domanda. In cosa consiste il progetto?
Risposta. Guardi, si tratta semplicemente di una serie di pubblicità che coinvolgeranno persone (ma preferibilmente bambini) affette dalle più disparate disabilità che mangiano la crema al cacao e nocciole preferita degli italiani. L’intenzione è quella di coprire una serie più ampia possibile di individui che vivono in condizioni disagiate, in modo da poter dimostrare che Nutella pensa proprio a tutti quanti, nessuno escluso.
D. Può anticiparci qualcosa?
R. Certamente. Tra le varie bozze che i nostri sceneggiatori hanno scritto ci sono, ad esempio, diversi bambini down che vengono costretti ad ingurgitare interi filoni di pane e Nutella preparati da zelanti insegnanti di sostegno, alcuni disabili in carrozzina che tornano a casa stremati dopo aver tentato inutilmente di salire le scale del loro Comune, non ancora attrezzato per un ingresso a norma di legge, che si consolano con un paio di mestoli di dolce emulsionante marrone, ed infine persino un uomo finito in coma dopo essere stato investito da un cinese in bicicletta al quale viene sostituita la flebo di fisiologica con una ben più calorica sacca di Nutella.
D. Pensa che altre aziende intraprenderanno la vostra strada?
R. Guardi, ho parlato col direttore marketing della Barilla. Mi ha fatto sapere che anche loro sarebbero disposti ad aggiungere alle famiglie tradizionali dei loro spot un paio di bambini portatori di handicap… purchè non siano froci. Ed ho contattato persino la Coop, di cui la Littizzetto è stata testimonial partecipando a diversi spot con persone comuni senza che la cosa la disturbasse molto.
D. Ma così facendo non si rischia di far diventare la pubblicità più falsa e squallida di quanto non sia?
R. Certo che no. La pubblicità rappresenta qualcosa di falso, che non esiste. È un portatore sano di illusioni in una realtà malata, un confezionatore di perfezione. Ora la nostra mission è estendere questa perfezione a chiunque, compreso chi sino ad ora è stato ingiustamente emarginato. Così anche i bambini handicappati avranno altri bambini handicappati da poter ammirare ed invidiare negli spot, magari pensando “Avessi davvero un’insegnante di sostegno!” oppure “Magari avessi genitori così giovani anch’io invece che due vecchi che con la loro pensione arrancano per farmi campare’. Non è giusto che finora li abbiamo esclusi da questi falsi miti, è questa la vera discriminazione. Quindi no, non ci poniamo limiti e, anzi, le posso sin da adesso fare una promessa: appena la Littizzetto farà un monologo sulle pubblicità senza bambini malati terminali, allora saremo pronti a infrangere anche quest’altro ipocrita tabù”.