Milano – Sono sempre più gravi le condizioni del giornalista Antonino Stampato, ricoverato in prognosi riservata da tre giorni presso il Policlinico del Cuore Immacolato di Maria di Milano. Un passato da reporter in zone di guerra, Stampato è celebre per la meticolosità dei suoi pezzi, vere e proprie pietre miliari come “Quis debunka ipsos debunker?”, “Spingitori di fact checker” e “Spingitori di spingitori di fact checker”. Abbiamo cercato di conoscere le condizioni del nostro collega, ma la risposta del primario vale più di mille diagnosi:
L. “Dottore, come sta?”
D. “Non lo vede? Ha appena condiviso un articolo di Belpietro scambiandolo per un editoriale del New York Times”.
Stampato, infatti, ha deciso di lasciarsi morire condividendo vagonate di fake news sui suoi profili social dopo aver creduto – in compagnia della maggior parte delle testate italiane – che Noa, la ragazza olandese protagonista di una vicenda davvero drammatica, avesse avuto dal governo dei Paesi Bassi l’autorizzazione all’eutanasia, cosa poi rivelatasi non vera, ma che nel frattempo aveva scatenato le ire anche di personaggi notoriamente sensibili alle scelte altrui come la CEI, Giorgia Meloni, Burzum e il Dio del Vecchio Testamento.
Difficile dire cosa non abbia funzionato questa volta nel collaudato sistema di verifiche del navigato cronista. Secondo i colleghi più vicini a Stampato, a fregarlo è stata proprio la sua indefessa e spesso discussa applicazione del metodo Stanislavskij (celeberrimo tra gli attori, inedito prima di lui tra i giornalisti) il primo in Italia ad applicarlo alla carta stampata ovvero, l’immergersi totalmente nell’ambiente e nei personaggi che si descriveranno nell’articolo per aggiungere maggior veridicità al risultato finale.
Tale sistema aveva portato Stampato a sottoporsi ad articolate sessioni di immedesimazione psicofisica come: applicarsi un gatto arancione sulla testa per raccontare l’elezione di Trump, passare giorni senza fare un cazzo in un paese sperduto dell’america latina per descrivere l’esperienza di Di Battista o ingrassare di 40 chili per descrivere la campagna elettorale di Salvini. Certo, ultimamente aveva rinunciato ad auto-accusarsi di un patteggiamento per bancarotta per intervistare Siri, ma nel caso che l’ha portato alla perdita della sua reputazione, invece, essendo coinvolta l’Olanda, si era dedicato a un rigido regime di droghe per mantenere la mente elastica, ma con conseguenze nefaste sul controllo delle fonti.
Stampato ha quindi deciso di lasciarsi deperire smettendo di lottare contro le bufale e iniziando a condividere anche lui i corsivi di Libero, La Verità e un’attenta selezione di diverse perle del Corriere e di Repubblica.
Immediata la solidarietà dei colleghi, sollevati dal fatto che anche lui sia ormai diventato pressapochista come loro, mentre i suoi affezionati lettori, troppo scossi nel vederlo così, stanno raccogliendo fondi per organizzargli la trasferta in Olanda e anticipare così la sua dolce dipartita. Anche l’esponente dei radicali, Marco Cappato, si è subito interessato al caso e ha provato a caricarlo in macchina e a portarlo in Svizzera ma Stampato ha dichiarato che dopo la sua epocale inchiesta sui conti in nero nascosti in tonnellate di Emmenthal nei caveau dei caseifici di Zurigo, gli elvetici lo odiano al punto che sarebbero capaci di fargli un dispetto e allungargli la vita.
Augusto Rasori – Vittorio Lattanzi