Roma – Il campanello al Palazzo delle Finanze è suonato verso le 11. Si è aperto uno spiraglio nella porta ma nessuno si è affacciato a parlare con Mario Gimenes, solerte dipendente delle Poste Italiane.
Una voce senza volto da dietro l’uscio ha pronunciato un sommesso: “Chi è?”
Da fuori una voce squillante ha risposto: “Sono il postino!”
“Che vuole?” ha ribadito la voce all’interno.
“Devo consegnare una lettera al ministro Tria”.
“Non è questo l’indirizzo. Qui è il 97, ha provato al 95?”
“Ma questo è il Ministero dell’Economia!”
“Beh, in teoria, in teoria. Ma la lettera chi la manda?”
“E che ne so?! Sulla busta c’è scritto UE-Bruxelles”.
A quel punto all’interno del palazzo è calato il silenzio. Dopo lunghissimi minuti Giovanni Tria, che aveva socchiuso l’uscio senza farsi vedere, ha iniziato a parlare uno strampalatissimo accento (no, non era svedese):
“Me dispiace, mio padrone non es in casa”.
“Ma lei chi è?”
“Sono Imeldo, suo filippino di Tria”.
“E non può dargli la lettera lei?”
“Non soy autorizzato, nemmeno si sa che io lavoro qui!”
“Come sarebbe?”
“Sono pagato a nero”.
“A nero?”
“Soy filippino. Como me dovere pagar?!”
“Incredibile”.
“Ora me escusi ma devo limpiar 5000 paia di zapatos”. SBAM!
E la porta si è richiusa.
Il postino, visibilmente confuso, è risalito sulla sua bicicletta e si è diretto in via Vittorio Veneto, 56, sede del Ministero del Lavoro per provare a consegnare lì la lettera ma una volta suonato il campanello dal citofono gli hanno risposto:
“Sì?”
“Devo consegnare una lettera al ministro Di Maio”.
“Da parte di chi? Beppe? Davide? Alessandro? De Laurentiis?”
“Qui c’è scritto UE”.
“Azz, senti, non so se posso riceverla. Devo lanciare il quesito su Rousseau e poi ti faccio sapere”.
“E quanto ci vuole?”
“Massimo tre giorni”. CLICK!
Un adesso furioso Gimenes si è allora diretto verso piazza del Viminale e senza esitazioni si è lanciato verso l’ufficio del titolare dichiarando agli agenti all’ingesso: “Devo consegnare di persona al ministro una missiva di importanza capitale e non mi faro fermare da catenelle alla porta o citofoni!”
“Be’, buona fortuna, allora!” hanno risposto dalla guardiola.
Arrivato all’ufficio del ministro, Gimenes ha trovato una scrivania ricolma di lettere e missive mai aperte.
“Lasci pure la busta lì sopra. In uno dei prossimi mesi il ministro dovrebbe passare di qua” ha suggerito a un attonito Gimenes un funzionario affacciatosi da uno degli uffici adiacenti.
“E se io la portassi direttamente al premier Conte?”
Il postino ha quindi lasciato l’edificio circondato dall’ilarità generale.
Augusto Rasori