RRROMA – Non si sono ancora spenti gli echi della bagarre scatenata alla Camera dalle parole di Giorgia Meloni dopo la sua provocatoria citazione del Manifesto di Ventotene. L’opera che fino a ieri in Italia avevano letto sì e no dieci persone, sembra sia oggi conosciuta praticamente da tutti, anche da gente che non sa distinguere un criceto da una locomotiva, e sta dando vita sui social a un proliferare di manifestodiventotenologi.
È comunque sconvolgente apprendere che il nostro presidente del Consiglio non si riconosca in un testo scritto da intellettuali antifascisti imprigionati per anni nelle carceri del regime di Mussolini e poi condannati al confino per le loro idee, testo che si prefiggeva di creare le basi per un’Europa libera e unita. Cioè, è sconvolgente se sei appena atterrato sul pianeta Terra o se fai parte dell’opposizione.
Giorgia Meloni ha infatti nel suo pantheon di numi ispiratori figure come Giorgio Almirante, uno che lavorò come redattore della Difesa della Razza, la rivista che nacque a ridosso della pubblicazione del Manifesto della Razza. Perciò persino un tizio che ha inviato soldi per aiutare un principe nigeriano in difficoltà – quindi non proprio tra i più scafati – quando ha letto che Giorgia non si riconosce nel testo di Spinelli e Rossi ha esclamato: “E grazie al cazzo!“.
Va comunque sottolineato che l’opposizione compatta non si è fatta distrarre dalla mossa meloniana, e invece di chiedere conto delle divisioni della premier con la Lega in tema di riarmo, della stretta sulle intercettazioni, dello spionaggio tramite Paragon e di parecchie altre cosine di poco conto, ha giustamente optato per invitare la premier a inginocchiarsi di fronte agli autori di un manifesto così innovativo. A questo invito il PdC ha guardato verso i banchi avversi con un’espressione che diceva: “A’ poracci, questo tailleur è Armani, cor cazzo che mi inginocchio!“.
Giunta a Bruxelles per la riunione del Consiglio Europeo, Meloni ha voluto citare un altro passo, stavolta dalla Costituzione Italiana: ‘Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri’, per poi rimarcare fortemente che: “Questa non è la mia idea di Italia“.
Poi si è allontanata trattenendo a stento un ghigno luciferino mentre i giornalisti presenti mormoravano tra loro: “A parte che col suo premierato l’avevamo già capito, ma da quale nuova inculata deve distrarre gli italiani, stavolta?“
Augusto Rasori