Per circa vent’anni il Dr. Beniamino Spocchi è stato uno dei grandi luminari della psicologia dell’età evolutiva, un irrinunciabile punto di riferimento per genitori insicuri e famiglie problematiche. Autore di molti bestseller come “Educare le mamme”, “La gioia prima di tutto” e “Ti lascio il borsellino sul tavolo così non ti facciamo perdere tempo a frugare nei nostri cassetti”, era diventato noto al grande pubblico per le sue apparizioni in famosi talk show, in cui, rifacendosi al semplice ma efficace slogan “Vietato vietare”, raccomandava ai genitori di lasciare che il bambino esprimesse la propria personalità, senza forzature autoritarie che lo avrebbero reso capriccioso e infelice. Un buon genitore avrebbe dovuto essere sempre presente, attento ed amorevole, pronto a sostenere il figlio in tutti i suoi progetti, senza mai sovrapporre la propria volontà od altre esigenze alla sana, libera, spontanea attività del bambino. La sua stessa famiglia – ben cinque bambini fra gli undici mesi e i nove anni – sembrava il manifesto vivente delle sue teorie.
Si può ben comprendere dunque lo stupore suscitato dal suo ultimo articolo apparso sulla rivista “Crescita felice”, dal titolo “Ora mi hai rotto i coglioni!”, in cui il Dr. Spocchi sembra rinnegare il pensiero che l’ha reso ricco e famoso. Già nelle prime righe, infatti, si legge una rivalutazione delle punizioni corporali, mentre non possono che destare perplessità i ripetuti accenni a misure di contenzione ed utilizzo di sedativi.
Otteniamo quindi un’intervista con il famoso luminare, che ci accoglie in uno studio austero, privo di disegni infantili alle pareti e foto dei figli.
– “Dr. Spocchi, come nasce il suo ultimo articolo? In molti l’hanno trovato a dir poco spiazzante”.
“Me ne rallegro. Lo choc è un buon sistema per dar risalto ad un messaggio. Se, per esempio, le dessi qualche scossetta con questo pungolo elettrico durante l’intervista, non avrebbe bisogno di appunti. Vuole provare?”
– “No, la ringrazio. Ma torniamo a noi: come nasce quell’articolo?”
“Semplice: ho passato un pomeriggio con i miei figli. Credo di avere materiale per scrivere un paio di volumi sulle esperienze traumatiche”.
– “Ma, scusi, non l’aveva mai fatto prima?”
“Assolutamente no. Altrimenti non ne avrei avuti cinque, le pare? Soprattutto non mi sarei mai sognato di averne di quelli grandi, sono i peggiori. Mi chiedo perché mia moglie ne tenga in casa di quel tipo lì”.
– “Ehm… credo che inizialmente fossero piccoli, poi siano cresciuti. Ma come ha fatto a non passare mai qualche ora con i suoi figli?”
“Beh, ho una moglie e un paio di tate, ma mercoledì scorso mia moglie è dovuta andare improvvisamente dalla madre e mi ha lasciato da solo con quei cosi… , come si chiamano… i bambini. Avrebbe dovuto vedere come mi fissavano. Sembrava “Il villaggio dei dannati”. Brrr!”
– “Lei suggerisce sempre di passare con i figli del tempo di qualità, cos’ha fatto per intrattenere i suoi?”
“Gli ho acceso la TV ed ho provato ad andarmene. Non vorrà mica che una mente superiore possa trarre diletto dallo stare insieme a simili esseri. E poi avevo da fare, dovevo preparare una conferenza. Quindi ho pensato che potessero starsene tranquilli a guardare un cartone animato con un maiale. Un’ingenuità da parte mia, ora lo comprendo”.
– “Non hanno gradito?”
“Credo che abbiano organizzato una sorta di società primordiale intorno a quel maiale in TV. Ha presente “Il Signore delle mosche”? Quando sono rientrato nel salotto, ho visto che il più grande, non ricordo come si chiama, aveva afferrato Ruperto, il più piccolo, forse con l’intento di sacrificarlo e rafforzare il suo ruolo dominante. Il marmocchio aveva chiaramente compreso di essere in pericolo ed emanava il tipico odore della paura, quello che in genere si manifesta con una misteriosa macchia marrone all’altezza del cavallo dei pantaloni. Lince, la femmina più grande, ha farfugliato qualcosa a proposito della necessità di cambiarlo, ma onestamente credo che come vittima sacrificale lui andasse benissimo”.
– “Uhm… non ha pensato di chiamare una babysitter?”
“Ragazza mia, ma lei ha una vaga idea di chi sia io? Le pare che potessi affidare l’educazione dei miei figli a chissà chi, magari a una senza neppure uno straccio di laurea? No, ho affrontato la situazione: ho detto al grande di mettere giù nella stia…”
– “… il box…”
“Non mi interrompa. Di mettere giù nella stia Ruperto e tenere a bada gli altri fratelli, che intanto si disperdevano in libertà per ogni dove. Sa, è sempre un’ottima mossa garantirsi la collaborazione del soggetto dominante. Purtroppo De… non mi ricordo come si chiama… DeQualcosa non si è mostrato affatto collaborativo ed è andato a sfasciare oggetti in un’altra stanza. Ho udito delle urla e delle minacce, poi silenzio. Così me ne sono tornato al lavoro, ma non ho finito neppure di scrivere un paragrafo, che l’altra femmina, Nirvana, ha fatto irruzione nel mio studio in preda ad un attacco di vomito per aver mangiato delle strane lumache, mentre quello di mezzo, Odoardo, si era fatto male buttandosi giù per le scale in bicicletta. Nel frattempo Lince aveva acceso tutti i fornelli in cucina e messo a bruciare i compiti e Del… insomma, quello di cui non ricordo mai il nome aveva vandalizzato la mia collezione di francobolli, appiccicandoli addosso al piccolo. Chiaramente mia moglie ha commesso tragici errori educativi”.
– “Lei crede?”
“Ovviamente. Ha permesso che quei piccoli mostri dessero sfogo ai loro impulsi, senza ascoltare un vero esperto. Incredibile, ma quei ragazzini non hanno proprio rispetto dell’autorità. Sa cos’hanno fatto quando li ho invitati a prendere coscienza del loro agito? Mi hanno tirato del cibo. Anche del tonno in scatola”.
– “Immagino che sua moglie sarà rimasta sconvolta al suo ritorno”.
“Non più di tanto. Ha detto che è sempre così e che è tutta colpa di certi psicocazzari che diffondono teorie strampalate senza aver mai visto un bambino in carne, ossa e merda. Mia moglie è talmente scurrile. Un chiaro comportamento passivo-aggressivo. Chissà a chi si riferiva”.
– “Eh già. Chissà. Comunque adesso ha cambiato idea, basta permissivismo, spontaneità, rinuncia all’autoritarismo…?”
“Diciamo che la mia acuta sensibilità ha scorto in un comportamento come quello che le ho descritto una evidente ricerca di attenzione, alla quale rispondere mostrando forza. Il bambino ha bisogno di sentirsi sicuro, e non può farlo se il genitore è un pappamolla che si nasconde sotto la scrivania alla prima scatoletta di tonno. C’è un terrore positivo, sa, quello che si prova verso un essere spaventoso che però ci fa capire di essere dalla nostra parte se solo gli obbediremo in tutto e per tutto. Le dice niente la religione?”
– “I genitori dovrebbero passare da amici dei figli a loro dèi?”
“Sì, una sorta di Moloch. Ma in certi casi va bene anche Cronos. Ovviamente, per gestire a dovere degli esseri sfrontati e strafottenti come i bambini, occorre un rinforzo psicologico”.
– “Come un premio, un incoraggiamento?”
“Esatto! Io pensavo al waterboarding. Anche se non sono insensibile al fascino vintage del gatto a nove code e della Vergine di Norimberga. Ma mi rendo conto che sia più a portata di mano una più morbida cinghia di cuoio”.
– “Lei… lei si prende tutta la responsabilità di ciò che sta dicendo…”
“Direi il merito! Un anno con i miei nuovi metodi e riuscirò ad ottenere una condotta impeccabile anche dai miei quattro figli. Anzi, cinque: avevo dimenticato DeLarge… o era Alex?”
Rosaria Libera Greco