Cambia (NO) – Era inevitabile che la campagna di invidia e odio condotta da coloro che non vogliono che l’Italia si goda il suo meritato progresso ed entri finalmente almeno nel XIX secolo, coinvolgesse tristemente anche le creature più tenere e fragili: i prèsidi.
Proprio uno, di loro si è trovato a dover gestire i clamorosi episodi che si sono verificati nella Scuola Elementare “D. Verdini”, quando alcuni alunni contrari alla riforma costituzionale, hanno ripetutamente preso di mira il piccolo Matteo Boschi, della 3ªP (ma da tutti chiamata P3), colpevole solo di essere il dolce pargolo e la speranza di un nuovo futuro di una coppia che non teme di essere portatrice dell’auspicato cambiamento che da sempre attende il nostro Paese.
Tra i bambini identificati dal preside Matteo Sergiarella, ci sono diversi alunni della 5ªS, come il ripetente Battista De Alessandri, Luigi Di Cunio e Giuseppe Cicala, già conosciuto nell’istituto per la sua abitudine di lanciare, sin dal primo anno, sonori “Vaffanbagno!” che si sono evoluti col tempo in qualcosa di ben peggio.
A dare loro manforte nell’attività persecutoria si è aggiunto Salvo Matteini, facilmente riconoscibile per la sua collezione di felpe recanti la scritta del luogo preciso in cui si trova in ogni momento, tipo CLASSE, CORRIDOIO, CORTILE, BAGNO, MENSA, che cambia ogni volta che si sposta da un vano all’altro e che lo costringe a portarsi ogni giorno a scuola 30 kg. di zaino solo di indumenti.
Il leader della caccia al Boschi era però Zagrebelsko Gustavi della 5ªT, ma lui preferisce V in numeri romani perché sostiene gli conferisca una maggiore autorità, che si sarebbe giustificato dando alla vittima tutta la colpa degli episodi incriminati. «Era incapace di dire NO» – racconta il giovane Gustavi – «Gli dicevamo “Vuoi botte?” e lui “SÌ”, “Vuoi che ti infiliamo la testa nel cesso?” e lui “SÌ”, “Vuoi che ti tiriamo giù le mutande davanti alle tue compagne?” e lui “SÌ”, “Vuoi avere deputati minimo di 25 anni e senatori minimo di 18 e per di più con l’immunità parlamentare?” e lui “EH?”. Capite che non potevamo esimerci, era lui che lo chiedeva!»
Non è la prima volta che l’istituto si trova al centro di clamorosi casi di bullismo. Pochi mesi fa, infatti, aveva suscitato parecchio scalpore la notizia che alcuni bambini avevano ripetutamente fatto oggetto dei loro atti di teppismo un compagno i cui genitori erano elettori di Scelta Civica. Scalpore sollevato non tanto dall’entità delle azioni dei bulletti (si era trattato solo di qualche innocente calcio in culo) ma dal fatto che esistesse veramente qualcuno che non si vergognava di confessare di aver votato Scelta Civica.
Augusto Rasori