Enna (Sicilia) – Quando ieri mattina gli abitanti del piccolo paesino di San Cataldo si sono affacciati alle finestre delle loro case non credevano ai loro occhi. I più vecchi tra di loro, quelli che non hanno mai viaggiato o si sono spinti al massimo fino a Serradifalco, non sapevano nemmeno cos’era. Parliamo della nebbia che da ormai 2 giorni invade ogni angolo della campagna centro-siciliana.
Come sostengono molti ennesi, passeggiando per le strade nebbiose capita di udire dei mormorii. I più attenti percepiscono bestemmie e slogan che inneggiano alla secessione. “Padania Libera” “Orco can” “Dialo beco”. Ecco cosa si sente. Un inviato della trasmissione di approfondimento scientifico Mistero è già sul posto, questo per spiegarvi la drammatica serietà della situazione.
Stando alle indagini spettrografiche, le particelle di acqua nell’aria provengono dal fiume Po e da tutti i suoi immissari del nord Italia. Questo non avrebbe senso, se solo il tutto non fosse in odore di mafia. La dottoressa Letizia Bruno, esperta di Opinionismo televisivo all’Università degli studi del Mezzogiorno, non ha paura di fare i nomi e i cognomi: “In vista dell’Expo 2015, il capitalismo nordista sta delocalizzando qui al Sud tutta la nebbia. Il tutto grazie alla mano complice ed omertosa della mafia. Si sono ridotti all’ultimo per costruire strade, infrastrutture e tangenti, tanto che temono che anche un solo giorno di nebbia possa ritardare gli accrediti sui loro conti correnti cifrati in Svizzera”.
Quello che la dottoressa Bruno sostiene è del tutto infondato, almeno secondo il parroco del posto, Don Vincenzo Lupara. Ma test clinici dimostrano inequivocabilmente come le molecole d’acqua e smog sospese nell’aria siciliana provengano dalle regioni settentrionali.
Due esperti omeopati internazionali, Water Law e Walter Confetti, concordano con le ricerce della Bruno “L’acqua ha una sua memoria, è lo stesso principio alla base della nostra disciplina scientifica. Ovvero: la mafia può pure spostare la nebbia dal nord al sud, ma non può imbrogliarci”.