Terro (Re) – “L’agorafobia è caratterizzata da paura o ansietà riguardo al trovarsi in situazioni o luoghi da cui non si può scappare facilmente o in cui si potrebbe non ricevere aiuto se si sviluppa ansia intensa. Queste situazioni o luoghi vengono spesso evitati o affrontati con grosso disagio. Ma a noi di tutto ciò non interessa nulla perché dobbiamo parlare di aghi, non di agorà, dannata wikipedia!”. Esordisce così Mimmo Farinacei, direttore del dipartimento Ricerca dell’Università ‘Patrick del Grande Fratello 4‘. Farinacei, come ogni anno, è presente insieme a tantissimi altri studiosi a Terro (Re) in occasione del “Come cazzo spendiamo quei quattro soldi che ci danno per la ricerca”, evento famosissimo in tutta Italia nel settore dei ricercatori, dove tutti gli universitari (e non) si radunano per esporre il frutto delle loro teorie che, nei casi migliori, gli hanno causato anni di vita persi dietro allo studio, appuntamenti mancati, famiglie non formate, precarietà costante e un abbonamento a Pornhub Premium.
“L’agofobia è la paura persistente, anormale e ingiustificata degli aghi e/o di altri oggetti acuminati. Ecco questa è la definizione corretta – rettifica Farinacei – allora, vedo di parlare un poco più potabile: c’è gente in giro che ha paura degli aghi, e questo è assodato. Poi, di questi tempi, è una cosa abbastanza risaputa. Ma questa innata paura per ogni oggetto che abbia la forma di ago, soprattutto se cercano di infilartelo in una spalla o in una chiappa o persino nelle pupille degli occhi come succede nei film horror che ci stanno quelle scene che oddio mi viene una strizza che non vi dico, ha anche degli effetti positivi: infatti è grazie ad esso che moltissimi tossicodipendenti non hanno mai fatto il grande salto verso l’eroina”, afferma Farinacei addentando un fermacarte in ottone.
“Confermo ciò che ha detto il Dottor Farinacei – afferma una voce proveniente dagli altoparlanti – buonasera a tutti, sono uno dei volontari della ricerca e volevo confermare le parole del Dottore. Ho provato nella mia vita qualsiasi tipo di droga esistente, ma proprio qualsiasi, e quando dico qualsiasi intendo anche in questo momento. I funghi del Guatemala? Ce li ho. Il peperoncino rosso Carolina Reaper inalato come se fosse cocaina? Ce l’ho. L’LSD dei Beatles, quello ufficiale? Certo che l’ho provata: chi credete che abbia salvato John mentre era sul tetto in botta? Io! Ovviamente l’ho fatto perché volevo aspirargli LSD con il metodo della cannula da travaso che mi è valso tanto divertimento allo Sziget del 2017. Comunque ho provato di tutto – certifica l’uomo sconosciuto – ma non sono mai riuscito a provare l’eroina: ho troppa paura degli aghi. Certo, avrei potuto pipparla, ma mi sembrava di svalutarne il potenziale”.
“Questa fobia permette di salvare due milioni di potenziali eroinomani nel nostro Paese (un milione nella sola Milano) ogni anno – riprende la parola il Dottor Farinacei – e soprattutto ci porta a considerare l’idea stessa della paura come un concetto tutto da rivalutare, perché se una paura, che normalmente è qualcosa di negativo, porta invece ad un risultato positivo vuol dire allora che avere paura, in alcune occasioni, non è questa cosa così brutta come non averne. Pensateci bene a questo ragionamento e poi spiegatemelo perché non ci ho capito poi così tanto”.
“Insomma – cerca di riprendere il filo il Dottore – ci potrebbero essere degli effetti positivi anche nella nomofobia [la paura di essere lontani dal proprio cellulare NdR], nella fobofobia [la paura di avere paura NdR], nella fobofobofobia [la paura di avere paura di avere paura NdR], nella fobofobofobofobofobia [la paura che l’autore di questo articolo continui con lo stesso gioco di parole per sempre NdR] e persino nella Poviofobia [la paura di sentire una canzone di Povia o di vedere un post di Povia o di incontrare Povia o di essere Povia NdR]. Questo risultato potrebbe portare a rivalutare tutte le paure esistenti e formare un nuovo inizio verso l’evoluzione dell’uomo”, afferma Farinacei tra gli applausi generali.
“Ma – conclude il Dottore – devo comunque ribadire che ogni regola ha la sua eccezione che la conferma. E per tutti quelli che soffrono di omofobia non c’è più nulla da fare: restano degli stronzi”.
Davide Paolino