ROMA (Ex Casaleggio S.P.A.) – A meno di 24 ore dall’attacco hacker e il furto dei dati sensibili di migliaia di artisti italiani dai suoi database, la Siae ha già lanciato la sua controproposta. I pirati informatici avevano chiesto 3 milioni di euro in bitcoin per la restituzione di tutti i documenti, la Siae ha rilanciato offrendone 4, a patto che gli hacker si tengano per loro qualsiasi testo, spartito, o traccia sonora riguardante Giuseppe Povia.
“La nostra offerta non è frutto della paura – afferma il presidente della Società Italiana degli Autori ed Editori, Mogol – e non ci spaventano i 60 giga di dati già pubblicati sul dark web. Si tratta di un bluff perché nessun luogo è abbastanza dark da poter contenere Gigi D’Alessio, Elettra Lamborghini, Sfera Ebbasta, Tommaso Paradiso, Gerry Calà, Anna Tatangelo e Fedez senza esplodere come un barile riempito a forza di merda. Noi lo sappiamo bene”.
Mogol si riferisce al sistema di stoccaggio unico al mondo adottato dalla Siae, un modello evoluto del “Containment Grid“, l’unità di contenimento ectoplasmi usata dai Ghostbusters negli anni ’80. Dopo i milioni di morti provocati dal Festivalbar 1995, con la cosiddetta “Grande Fuga” di mostri abominevoli del calibro di Fiorello, Datura, Gianluca Grignani, Corona, Neri per Caso e 883, i dirigenti della società avevano infatti deciso di investire nella ricerca di un sistema che potesse evitare ulteriori tragedie, concretizzatosi poi nella messa in funzione dell’attuale dispositivo nel 2016, in vista dell’uscita dell’album Eutòpia dei Litfiba.
La controproposta ha colto di sorpresa gli hacker, segnale che l’ipotesi del bluff potrebbe essere vera. L’attacco incrociato ha richiesto settimane di preparativi e negli ambienti si vocifera che il vero obiettivo dei pirati informatici fosse rubare tutti i dati del loro artista preferito per costringerlo sotto ricatto a esibizioni live private: il cantante Enzo Ghinazzi in arte Pupo. Nella fretta di raccogliere informazioni, gli hacker avrebbero sottratto anche dati appartenenti ad altri iscritti alla Siae, compresi indirizzi di casa, conti correnti bancari, numero di boa di struzzo appartenenti a Cristiano Malgioglio, e infine tutti i testi delle canzoni dei più importanti artisti iscritti alla società: da Pippo Franco a Leonardo Pieraccioni, dai Jalisse ai Ragazzi Italiani.
Il rilancio della Siae però, potrebbe anche aver mostrato il suo tallone d’Achille. Da tempo si parla di una nuova crisi nel sistema di contenimento, dovuta all’accumulo di merda dell’ “Unico Cantante Non Servo Del Sistema“, Giuseppe Povia. Gli hacker potrebbero aver chiesto il riscatto di tre milioni senza rendersi conto che tra i dati c’era anche tutta la discografia del mentecatto milanese. Così, l’aver scoperto le carte potrebbe costare alla Siae un’asta al rilancio su chi debba tenersi Povia, con gli hacker che potrebbero arrivare a chiedere anche cifre a nove zeri, per non restituirlo.
Gianni Zoccheddu e Davide Paolino