Europa (o quel che ne resta) – “Oggi, la nostra grande madre Polonia ha orgogliosamente eliminato un potenziale pericolo che avrebbe potuto minare la sicurezza nel nostro intero continente, sventando, grazie alle temperature rigidissime sui nostri confini, un esiziale tentativo di intrusione da parte di un temibile invasore di anni 1“.
Sono queste le parole con cui il presidente polacco Andrzej Sebastian Duda ha commentato la morte per assideramento di un pericolosissimo infante siriano rimasto bloccato in una foresta tra Polonia e Bielorussia. Nel frattempo il presidente bielorusso Lukashenko, giunto al suo settantacinquesimo mandato ottenuto criticando le amministrazioni precedenti, ha ribadito che smetterà di incentivare l’arrivo dei migranti mediorientali in Bielorussia per poi spingerli verso l’Europa, a patto che Kasia Smutniak faccia una sortita lungo il confine dal lato bielorusso, così come aveva fatto su quello polacco.
La Polonia ha invece fatto capire che quanto successo ai 2000 migranti è solo la risposta attesa 80 anni per il Massacro della foresta di Katyn dell’aprile 1940, quando i russi sterminarono migliaia di ufficiali polacchi: “E non ce ne frega niente se quella era Unione Sovietica e questi sono bielorussi travestiti da siriani, iracheni, afghani o yemeniti, ovvero tutte nazioni in guerra per cui l’Occidente non ha mai avuto nessuna responsabilità. Ora, scusate, ma mi sono venute alcune idee che mi devo appuntare subito, prima che mi passino di mente: sostituire la magistratura polacca con i miei dobermann, consentire l’aborto solo agli uomini e smaltire l’uranio bruciandolo nei circoli omosessuali“.
L’Unione Europea non è comunque rimasta con le mani in mano di fronte a questa emergenza che si sta intensificando proprio alle sue porte e ha fornito alle autorità di Varsavia decine di potentissimi idranti modello “Trieste” (con tanto di garanzia del governo italiano sulla loro efficacia) per scoraggiare ogni velleità di accesso da parte dei migranti.
Per quelli più refrattari ai getti d’acqua la Commissione Europea ha previsto il rimpatrio senza possibilità di richiesta d’asilo, contravvenendo, quindi, alle sue stesse regole e alle norme del diritto internazionale ed europeo: “Ho già sette figli cui badare, non è che possa occuparmi pure di quelli degli altri“, ha commentato la presidente Ursula von der Leyen mentre preparava sette colazioni, sette zaini e distribuiva sette paghette.
Ma perché Lukashenko “importa” tutti questi disperati, organizzando il loro arrivo in aereo nel suo paese per poi spingerli verso l’Europa? “Così gli europei imparano a chiamarmi dittatore e a dire che sono amico di Berlusconi“, ha dichiarato il dittatore amico di Berlusconi, prima di prendere il telefono per chiamare il presidente della Polonia e convincerlo, a costo di invaderla, che tra loro è lui quello più nazista.
Augusto Rasori
PS. Poco lontano, come sempre, Vladimir Putin osserva e sorride accarezzando i rubinetti del gas.