PALERMO – Il suo nome all’anagrafe è Calogero Basile, lavorava come collaudatore al controllo qualità in una rinomata azienda produttrice di trappole per topi e colla a presa rapida e abitava in un loft di quaranta metri quadri, che divideva con una famiglia di castori praticanti la religione dei mormoni. La sua vita sembrava perfetta, ma da circa due anni soffriva di gravi disturbi di sdoppiamento della personalità.
Quando le crisi si facevano più intense, Calogero diventava uno scassinatore di appartamenti conosciuto nell’ambiente come Gionni Sciacquone, per gli spiacevoli biglietti da visita che lasciava nel bagno delle proprie vittime. Ed è stato proprio questo particolare a inchiodarlo.
Durante il suo ultimo furto, infatti, Gionni ha erroneamente svaligiato la sua stessa casa, sottraendosi un televisore al plasma da quarantadue pollici, una settimana enigmistica parzialmente completata, una scatoletta di tonno, e nove euro in biglietti da quattro e mezzo.
Una volta tornato in sé, Basile è rientrato nel suo appartamento scoprendo di essere stato rapinato. Così si è recato dai Carabinieri che, dopo aver rilevato le abbondanti prove fornitegli da Gionni Sciacquone, con un semplice test del DNA hanno concluso che il colpevole non poteva che essere lo stesso Calogero Basile.
L’uomo, in evidente stato confusionale, è stato subito condotto al carcere di San Cataldo, dove sconterà una pena di quattro anni. Carcere nel quale però, Basile-Sciacquone, ha sviluppato una terza personalità: quella di Giusvà Chiavistelli, secondino dello stesso San Cataldo. Giusvà passa ora le giornate farneticando su divise, regole dei detenuti e orari di spegnimento delle luci.
Il suo legale, Goffredo Grattacapo, ha deciso di non chiedere l’infermità mentale, per poter beneficiare il più a lungo possibile di un cliente che, senza saperlo, lo paga tre volte.
Flavio Migliore