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“Stasera a letto senza respirare”. Vivo per miracolo il bimbo punito da genitori respiriani

"Stasera a letto senza respirare". Vivo per miracolo il bimbo punito da genitori respiriani - Lercio

Faenza – Ricoverato in terapia intensiva durante la nottata un bambino di 6 anni con una grave insufficienza respiratoria. I medici che (è proprio il caso di dirlo) hanno evitato la tragedia per un soffio, hanno puntato il dito contro i genitori del piccolo ritenendo la loro condotta irresponsabile. Su di loro, adesso, la procura ha aperto un’indagine. Sin dal primo momento i genitori hanno destato sospetti: “Alla richiesta di informazioni utili sull’accaduto avevano assicurato che il bambino non aveva mangiato nulla quella sera e già questo ci è sembrato strano” – ha dichiarato uno dei paramedici – “ma poi ci parlavano di fettine pranate e di scirocco per la tosse,  era evidente che stessero nascondendo qualcosa”. Ma è solo dopo aver parlato col secondogenito della coppia che il personale medico è riuscito a farsi una chiara idea sull’accaduto: i genitori erano Respiriani.

Il fratellino, che per primo ha dato l’allarme, è stato ascoltato in separata sede da alcuni uomini del personale notturno ed ha raccontato che suo fratello maggiore era particolarmente irrequieto quel giorno. A scatenare l’ira dei genitori sarebbe stata la frase “Il prana non sa di un cazzo come il tofu”, pronunciata dal bambino durante la cena. Dopo di che, si sarebbe alzato di scatto e avrebbe buttato a terra la pompa della bici dalla rabbia. A quel punto il papà arrabbiatissimo lo avrebbe mandato in camera in punizione urlandogli: “Stasera a letto senza respirare!”.

La famiglia si era trasferita da poco a Faenza, vicino a un ristorante indiano, dove l’aria è più saporita. Non frequentavano molte persone e ancor meno i loro ragazzi, repressi dai continui richiami dei genitori. Frasi come “Non si parla col cibo in bocca”, “Dai su, l’ultimo respiro e poi vai a giocare”, “Non scoppiare quei palloncini sul divano, mettiti sul tavolo e prendi una tovaglietta!”, “Mettiti a corrente” , “Respira tutto fino alla fine, pensa ai bambini di Taranto che non hanno nulla da respirare”, “Non correre che ti viene il fiatone e poi non ceni”.

È stato un lungo sfogo quello del ragazzino prima di scoppiare in un pianto a dirotto davanti allo psicologo infantile, reso ancor più commovente dalla riluttanza a soffiarsi il naso. “Non si tratta dei soliti conflitti adolescenziali – ha concluso lo psicologo – certe cose pensavamo accadessero solo nei Testimoni di Geova”.

Vittorio Lattanzi

 

 

 

 

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