ROMA – “Quel cumulo di merda caduto per strada non è il tentativo di ricostituire il Partito Nazionale Fascista, rappresenta solo la commemorazione dei discorsi del Duce tenuti dal balcone di piazza Venezia”. Sono queste le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Manlio Manipoli, il 47enne romano che poco più di un anno fa si era messo a cagare dal balcone del suo appartamento, facendo cadere la merda in piazza Cavour.
Manipoli era già noto ai servizi sociali per i suoi problemi mentali, che sono sfociati più volte in episodi di coprofilia esibizionistica. Nel 2004 l’uomo era stato sorpreso a defecare in pieno giorno proprio nel centro di piazzale Napoleone I, in cima al Pincio. Anche quella volta venne assolto, perché il giudice sposò la tesi della difesa per la quale Manlio stava solo effettuando una donazione spontanea di letame per la cura del verde del parco. Un secondo episodio era accaduto nel 2008, quando Manlio aveva raccolto diverse ceste di merda, prodotta nel giro di qualche settimana, per poi scaricarle di fronte al Colosseo. Il cumulo di merda era stato però scambiato per un comizio improvvisato di Simone Di Stefano e solo dopo diversi anni si è capito che non si trattava del leader di CasaPound, attraverso un’analisi più accurata del dna che ha permesso di individuare una quasi impercettibile differenza tra il genoma della merda e quella di un fascista. Il colpevole era stato poi individuato, ma il reato era già caduto in prescrizione.
La coprofilia di Manipoli aveva assunto negli ultimi tempi una connotazione bulimica: in tasca all’uomo sono state rinvenute le tessere di Forza Nuova, CasaPound, Fratelli d’Italia e Movimento Sociale. Nonostante non sia stata confermata nessuna affinità ideologica del romano verso l’estrema destra (a parte, appunto, la merda), i giudici hanno ritenuto di dover seguire l’esempio del recente pronunciamento della Corte di Cassazione, che ha dichiarato legittimo il saluto romano, se eseguito durante una commemorazione. Nella sentenza si ricorda che “L’imputato ha defecato dal balcone di casa sua il 10 giugno scorso, data in cui ricorre la dichiarazione di guerra di Benito Mussolini, del 10 giugno 1940. Sebbene l’Italia sia una democrazia sorta dalle macerie del ventennio, sebbene l’apologia del fascismo sia un reato e sebbene la Costituzione ripudi la guerra, non si può ritenere che commemorare e onorare la memoria di Mussolini, fondatore del fascismo, dittatore e responsabile dell’entrata in guerra dell’Italia, siano violazioni della legge, della Costituzione, o dei principi democratici”.
Emessa la sentenza i giudici sono rientrati nei propri alloggi, che per una incredibile coincidenza si trovano nella stessa struttura di igiene mentale dove è stato più volte ricoverato il Manipoli.
Gianni Zoccheddu