Rozzo Lombardo – E’ stata ribattezzata ‘Gipsy King’ la clamorosa operazione con la quale i Carabinieri hanno sgominato un’organizzazione criminale che si era resa protagonista di una serie di rapine avvenute in alcune ville (anche in quelle abusive!) della Brianza, seminando panico e rinfocolando l’odio razziale.
I sospetti erano subito caduti sugli zingari del vicino campo di Fregazzate, specie dopo un’esaustiva foto doppia Boldrini/Rom felici con una sobria didascalia “I Rom ringraziano la bOldracca di Roma”, diffusa in paese, ma dopo circa 2 mesi di indagini i militi dell’Arma hanno potuto constatare che in realtà gli autori erano sostenitori della Lega Nord della vicina sezione di Chienge.
Il travestimento adottato dai criminali era quasi da manuale, salvo per un errore che si rivelerà fatale: Audi A5 nera con vetri oscurati e assetto ribassato, barba alla Joaquín Cortés, capelli impomatati, camicia di raso ed un italiano alquanto incerto, particolare che li camuffava perfettamente tra i locali.
A mettere sulla buona strada gli investigatori è stata la deposizione dello stalliere siculo di un noto imprenditore della zona, trovatosi nel bel mezzo della rapina, e ora unico e imprescindibile testimone oculare, che in genere non vede, non sente e non dice niente, tranne quando gli fanno girare lu cugghiuni. L’uomo ha infatti dichiarato: “Quando me li trovai davanti esclamai un sonoro và rumpiti i cuorna zingheru ‘mmierda e per tutta risposta il più giovane, (poi identificato come Benzo Rossi, detto ‘il Torta’) rispose “zingara è tua sorella, terùn, allora lo guardai in bocca e notai che dall’incisivo non proveniva alcun riflesso da brillantino. Così capii che quelli non erano veri rom”.
A mettere sulla buona strada gli investigatori è stata la deposizione dello stalliere siculo di un noto imprenditore della zona, trovatosi nel bel mezzo della rapina, e ora unico e imprescindibile testimone oculare, che in genere non vede, non sente e non dice niente, tranne quando gli fanno girare lu cugghiuni. L’uomo ha infatti dichiarato: “Quando me li trovai davanti esclamai un sonoro và rumpiti i cuorna zingheru ‘mmierda e per tutta risposta il più giovane, (poi identificato come Benzo Rossi, detto ‘il Torta’) rispose “zingara è tua sorella, terùn, allora lo guardai in bocca e notai che dall’incisivo non proveniva alcun riflesso da brillantino. Così capii che quelli non erano veri rom”.
I quattro quasi scaltri padani travestiti da gitani contavano con questo diabolico sotterfugio di prendere due fave con un piccione: rifornire di ‘benzina’ il motore dell’intolleranza avviato nella campagna elettorale di Matteo Salvini per mantenerlo al massimo dei giri ed allo stesso tempo trovare i soldi necessari per finanziare le batterie destinate ad alimentare la nuovissima felpa leghista hi-tech a cristalli liquidi, su cui compare automaticamente il nome della città in cui ci si trova, già collaudata dal segretario del Carroccio e che gli ha regalato una grande ed inaspettata soddisfazione in seguito alla calorosa accoglienza con tanto di standing ovation conquistata durante il comizio nella cittadina umbra di Bastardo.
Marco Paolini e Vittorio Lattanzi