TARANTO – Dopo Nizza e Berlino, la strategia del terrorismo mobile colpisce la città di Taranto, che però ha la forza e la determinazione di morire come più lo desidera la cittadinanza: senza imposizioni esterne.
L’automezzo con cui si è compiuto l’atto terroristico, marchiato ILVIS – prima di arrivare in zona lungomare è sfuggito ai controlli della forestale (che stava cercando un’autobotte piena di salsa di pomodoro che tentava di uccidere i cinghiali della zona facendoli affogare direttamente nel sugo).
Indisturbato il conducente, affiliato ISIS e Infostrada Easy Internet, si è immesso sulla strada che costeggia il mare per poi percorrerla ad alta velocità verso ignari passanti che stavano ammirando i branzini grigliati saltellare sul mare.
Uno dei testimoni si trovava in un ristorante della zona a gustare le prelibatezze della città: “stavo dicendo al titolare quanto buoni fossero quei frutti di mare appena serviti, se solo avessero smesso di parlare” quando ad un certo punto i rumori di un tir hanno sovrastato ogni naturale contaminazione.
Il mezzo pesante ha puntato dritto contro un gruppetto di una cinquantina di persone che, per evitare di essere uccise, hanno deciso di tuffarsi in mare, andando incontro a una morte ancora peggiore. Si vocifera infatti che Il mare di Taranto, il cui unico stabilimento si chiama non a caso “Bagno chimico”, sia pieno di idrocarburi policiclici aromatici come fenatrene, antracene e fluorantene e di inquinanti tossici come ammoniaca, cianuri, fenoli, oli minerali e metalli pesanti. Per non parlare del fatto che a volte ci cagano. I corpi dei poveri sfortunati che si sono gettati in acqua non sono stati più ritrovati, probabilmente dissolti.
Tra le vittime, il signor Venosi, da poco uscito dal negozio di giocattoli con una confezione di Lego “edizione Ilva” per il nipote, una versione limitata della durata di 30 giorni, termine dopo il quale la plastica si scioglie e scende nella falda acquifera.
Oggi bandiere a lutto per la città di Taranto che mai avrebbe pensato di essere colpita da un attentato dalla duplice matrice islamo-aziendale. Sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale: ogni mattina le acciaierie potranno lanciare fumate nere dai loro camini, in segno di cordoglio.
Patrizio Smiraglia e Mattia F. Pappalardo