Valnerina – Giornata da dimenticare per Tom Dalmolin, l’attuale leader del Giro D’Italia e tra i più accreditati per la vittoria finale, ma non per gli attacchi sferrati in montagna dagli altri pretendenti alla maglia rosa, bensì per un’aggressione subita da un non meglio identificato gruppo di estrema destra.
Secondo le prime ricostruzioni, tale aggressione sarebbe scaturita a causa del colore della maglia che simboleggia il primato nella classifica generale del Giro d’Italia.
“Orcoboia de un dialo can!” – ha dichiarato Dalmolin, il fortissimo passista scalatore olandese, il cui accento e il cognome tradiscono la chiara origine vicentina – “Noi ciclisti scaliamo montagne, lottiamo contro il tempo, ci rialziamo dopo ogni caduta, ci dopiamo col plutonio se necessario, ma le aggressioni razziste sono troppo anche per noi. Non siamo mica calciatori! E poi come si fa ad accusare un ciclista di essere effeminato? Solo perché ci depiliamo le gambe, indossiamo i fuseaux e sogniamo di indossare una maglia rosa? Mi sembra assurdo!”
Il fattaccio è avvenuto dopo le interviste post gara tenutesi al termine della tappa che ha visto Dalmolin tenere testa agli attacchi dei suoi diretti avversari, il colombiano Cairo Nintana, soprannominato “la Sfinge” a causa di una paresi al viso, e il siciliano Vincente Tribali, detto il “Piranha dello stretto” per la propensione a mordere i suoi gregari se non vanno a tappare i buchi in montagna per coprire le fughe.
Il gruppo di aggressori, a quanto pare soci del club ciclistico amatoriale ‘Pedaletto e Moschetto’, si era dato appuntamento sul traguardo per manifestare contro gli organizzatori della kermesse che, a parer loro, avevano invitato troppi ciclisti stranieri.
“Via gli stranieri dal Giro, sennò non arriveranno mai prima gli italiani!” è stato lo slogan che hanno urlato sotto il palco per tutta la giornata. Ma poi, complice probabilmente qualche bicchiere di troppo, gli animi si sono scaldati e al grido di “Via i froci dal Giro!” è nata una colluttazione con l’incredulo Dalmolin che è riuscito a difendersi inforcando una bici da crono e colpendo i suoi assalitori ai 90 all’ora, su una pendenza del 24%.
“Ma tanto dovevo fare defatigamento!”, ha spiegato alla stampa.
Gli aggressori, trasportati in ospedale, hanno riportato lesioni in gran parte del corpo e anche seri traumi cerebrali, talmente gravi che secondo un primo parere dei medici alcuni non potrebbero più tornare come prima. “Anche se questo potrebbe essere un miglioramento”, hanno commentato.
Si chiude così una giornata di ciclismo che probabilmente non verrà ricordata dal pubblico amante delle imprese sportive ma più probabilmente da quello di Ciao, Darwin.
Matteo Adami