ROMA – «Una delle più importanti minacce all’esplorazione spaziale è costituita della presenza in orbita di rottami derivati dalle attività umane. Non si sa precisamente come eliminare tutti questi detriti. La presenza delle donne sulla Stazione Spaziale Internazionale, potrebbe finalmente rappresentare una soluzione a questo problema». Queste le parole di Adino Mariolfi, giornalista del quotidiano “Il Sessaggero”, che stanno suscitando polemiche e hanno fatto diventare trend topic l’hashtag #CristoforettiPrendiLaScopa.
Il giornalista si era già distinto, prima della partenza per la Missione Minerva dell’Agenzia Spaziale Europea, per una domanda posta a Samantha Cristoforetti, «Quanti post-it ha messo sul frigorifero, visto che starà assente cinque mesi e, comunque, qualcuno a casa la famiglia la manda avanti?», a cui l’astronauta italiana aveva risposto «Il papà dei miei figli», dopo aver bestemmiato in tutte e sei le lingue che conosce.
Con le espressioni detriti spaziali si indica tutto ciò che orbita attorno alla Terra, creato dall’uomo e non più utile, come stadi dei razzi, scaglie di vernici, polveri, materiale espulso dai motori dei razzi, frammenti di satelliti e altre cose distrutte dal segnale di Radio Maria.
«AstroSamantha dovrebbe dare una bella pulita durante le sue passeggiate spaziali. Tanto non ci sono boutique di alta moda, lungo la strada, che possano distrarla» si legge nell’articolo di Mariolfi intitolato “Donna volante, pericolo costante”. Il giornalista ha anche rivelato che, in base alle sue fonti, la NASA starebbe progettando la costruzione di una enorme struttura in materiale sottilissimo con carica elettrostatica a energia solare che potrebbe essere lanciata in orbita e sarebbe in grado di catturare fino alla più piccola particella vagante «insomma un gigantesco panno Swiffer, che le astronaute sanno dunque già usare senza neanche dover fare l’addestramento» aggiunge il giornalista.
Intanto, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale Samantha Cristoforetti continua la sua attività di ricerca che include, tra l’altro, l’uso di una telecamera con teleobiettivo 60.000, risoluzione di 24 mega mega mega mega pixel e stabilizzatore parallattico al plutonio rinforzato con termocoppia neutronica – grazie al quale l’astronauta è già riuscita a vedere i suoi figli che facevano i capricci minacciandoli di mandarli in castigo sulla terza luna di Giove.
Ma, dopo le polemiche, Mariolfi si difende «Sto semplicemente cercando di attirare l’attenzione su un problema che spesso viene ignorato: la presenza in orbita delle donne» – ha spiegato il giornalista. «Ho capito che tutte le nostre signore vogliono andare sulla Stazione Spaziale Internazionale perché lì c’è assenza di peso, ma ve la immaginate la donna astronauta – scusate l’ossimoro – quanto può rovinare l’immagine della conquista umana dello spazio? Cioè, cosa sarebbe successo all’epoca di “Houston, abbiamo un problema”, se dopo la richiesta della NASA, “Quale?”, un’astronauta femmina avesse risposto “Niente, se te lo devo chiedere non lo voglio più”? Suvvia» ha twittato oggi Mariolfi, tentando, con molto successo, di stemperare la discussione.
Stefano Pisani