Stacchio (LT) – Il bilancio è di 3 vittime, un’intera famiglia distrutta, i Marino, conosciutissimi in città. Una tipica famiglia italiana: padre, madre e figlio 40enne disoccupato a carico, sterminati per un tragico errore di valutazione, molto probabilmente causato da un disturbo che gli specialisti hanno identificato come Ansia da Quarto Grado. L’assassino è Raimondo Drittosa, incensurato di 41 anni, guardia giurata. Era appena tornato dal lavoro, aveva aperto il cancello, parcheggiato l’auto, chiuso il garage ed era entrato in ascensore, giunto alla porta di casa, però, la trova aperta e avverte rumori sospetti provenire dall’interno: in un attimo tutte le angosce tipiche di un Tg4 ben riuscito si erano materializzate davanti ai suoi occhi; ha impugnato la sua pistola d’ordinanza ed ha fatto fuoco. Nella sparatoria, oltre alle 3 vittime, feriti anche 2 altrettanto incolpevoli condomini dell’altra ala, colpiti da proiettili vaganti; e a Stacchio torna la paura, quella vera, quella che attanaglia e toglie il respiro e che spinge a tenere a casa i figli perché fuori ci sono i gay. Una paura grande, quasi come quella provata appena la scorsa settimana, quando un immigrato clandestino è stato colto dalle telecamere di sorveglianza a rubare 40 ore di raccolta di pomodori.
«Una tragedia che si sarebbe potuta evitare se solo qualcuno invece di usare il pennarello per scrivere sulle pareti dell’ascensore che il ragioniere del quinto piano è un cornuto, avesse ripassato i numeri sui tasti per renderli più leggibili», commenta un condomino mentre cerca di consolare i parenti e cancellare la sua calligrafia.L’incidente è avvenuto poco prima di cena, quando Drittosa, come si diceva appena rientrato a casa, forse per una fatale distrazione, ha premuto il tasto del piano sbagliato e, una volta uscito dalla cabina, ha visto leggermente aperta la porta di quello che credeva il suo appartamento.
Ad ingannare Drittosa è stata anche la morbosa attrazione per i film d’epoca del figlio dei Marino, Sam. Questi, infatti, costretto a vivere ancora a casa con i genitori a causa di una laurea in Scienze della comunicazione – «Senza quella laurea mio nipote avrebbe avuto un lavoro vero e si sarebbe potuto salvare ma lui invece di guardare Affari Tuoi e imparare a farsi i soldi preferiva studiare!», urla disperata la zia Vera, sorella di Olivia Marino. – stava visionando “и јаме?”, primo lungometraggio di Igor Municic del 1939 (successivamente tradotto in italiano in “A spasso con Tito”), nell’originale versione serba regalatagli da Maria R. Guidobaldo, sua amica di sempre. E proprio la voce dell’attrice Milena Sebastianich, protagonista principale del film, deve aver aver ingannato Drittosa che ha erroneamente creduto che in casa ci fosse qualcuno dal netto accento slavo. Logica e inevitabile, quindi, la reazione della guardia giurata, che non ha potuto far altro che difendere la “sua” casa sparando all’impazzata, gesto che ora potrebbe però attirargli addosso una pena esemplare: essere intervistato da Paolo Del Debbio.
di Vittorio Lattanzi e Daniele Primavera