NEW YORK – Il presidente eletto Donald Trump non si è ancora insediato alla Casa Bianca che già la sua squadra di governo sta destando parecchio scalpore per le idee razziste che sembrano caratterizzarlo (e di certo la nomina del Klu Klux Klan alle Politiche per l’Integrazione qualche legittimo dubbio lo pone) . Per rassicurare i critici, il futuro commander-in-chief degli USA ha già presentato le prime contromosse, a partire dalla decisione di nominare i cowboy Bannon, Flynn, Sessions e Pompeo e la figlia di immigrati indiani, Nikki Hayle, ma il cui vero nome è Nimrata Nikki Randhawa. “Questa volta saremo noi yankee a circondare l’indiana” – ha dichiarato Trump – “e la sconfitta del Generale Custer e l’onta di Little Big Horn saranno finalmente vendicate!”
“Ho provato già dieci volte a fargli capire che i miei genitori vengono dal Punjab e non dalle terre dei Sioux” – confessa Nimrata – “A volte è davvero ottuso, per cui sono certa che sarà un ottimo presidente!”
Ma per convincere del tutto anche gli americani più moderati della bontà delle sue intenzioni, il tycoon newyorkese ha tirato fuori un vero e proprio coniglio dal cilindro, un attimo prima che i suoi elettori tipo ci scaricassero contro i loro fucili a pallettoni riducendo in poltiglia la povera bestiola.
La geniale idea di Trump è stata di rivolgersi a un pensatore che potesse piacere anche alla sinistra radical chic dell’Upper East Side fino “a quei pervertiti hippy della Silicon Valley, con le loro tette e labbra rifatte!” (“Ho provato già dieci volte a fargli capire che silicon non vuol dire silicone ma silicio!” – confessa di nuovo Nimrata – “Sarà un grandissimo presidente!”), un intellettuale per di più europeo, elemento che conferisce un ulteriore tocco di esotismo e di apertura al mondo, come il Vecchio Continente sta ampiamente dimostrando soprattutto in questi ultimi anni.
E chi sarà l’intellettuale che ha saputo illuminare in modo così perentorio la mente scamosciata di Trump? Deleuze? Derrida? Bauman? Ulrich Beck? No, è Benito Mussolini!
Proprio al famoso giornalista e politico (oh, e per alcuni anni anche duce) romagnolo, è ispirato il grandioso progetto che Trump si accinge a mettere in cantiere: la bonifica delle plaudi della Florida.
“Sarà un’opera titanica” – commenta con gli occhi lucidi, e non per la lacca, il neo-presidente “che intendo eseguire esattamente come la compì Mussolini 90 anni fa. A partire dal numero di operai coinvolti, che saranno precisamente 50.838, proprio come quelli che bonificarono l’agro-pontino, in prevalenza messicani, dato che costano meno. E proprio come si fece allora chi si ammalerà di malaria verrà trasportato in qualche pronto soccorso sparso per gli Stati Uniti e la sua morte verrà registrata come infarto”.
Dietro l’apparente apertura di Trump verso un intellettuale così di sinistra rispetto alle sue posizioni pare comunque celarsi un disegno diabolico e sicuramente più in linea con il suo profilo istituzionale: l’imponente opera di prosciugatura delle Everlglades sarebbe solo la premessa per realizzare, nello stato più meridionale degli USA, poco lontano da Miami, il suo sogno urbanistico: Miami 2 e Miami 3, come gli ha suggerito un altro grande pensatore italiano che ha ispirato molte delle scelte di vita di Trump, a partire da quelle sui capelli.
“E inoltre sfrutteremmo un po’ di quell’enorme bacino di pelli di alligatore che altrimenti rischierebbero di marcire nel fango invece di far bella mostra di sé ai piedi miei e dei miei sostenitori. I veri americani sanno valorizzare la natura!”
Insieme agli ambientalisti è pronta comunque a scendere in campo la potente lobby dei serial killer e della malavita organizzata: “Dove faremo sparire i cadaveri delle nostre vittime? Il deserto del Nevada ormai è saturo!”
Ma l’entusiasmo di Donald non accenna a scemare, nemmeno quando Nimrata gli fa notare che molti degli operai impiegati da Mussolini erano veneti: “Nessun problema, li faremo venire da Venice Beach!”
Nimrata è certa: “Sarà il presidente più grande di tutti!”
Matteo Adami & Augusto Rasori