Treviso – Si trova da oltre 24 ore nel carcere di San Canaja di Piave (Tv), in attesa dell’interrogatorio di garanzia, il 47enne Bruto Maria Moccolon, accusato di almeno 3 omicidi compiuti nell’arco di 6 anni, circoscritti nel trevigiano.
L’arresto è avvenuto ieri mattina all’alba, presso l’abitazione dell’apparentemente ignaro Moccolon a Tor Camadonna che ha aperto la porta ai carabinieri della stazione locale con fare disinvolto e gioviale, salutandoli con un garbato: “Buongiorno diocan”. L’umore del presunto serial killer è però cambiato repentinamente quando gli agenti hanno esibito il mandato d’arresto nei suoi confronti: “Sono inocente diocan”.
Le accuse rivolte a Moccolon sono pesanti, e riguardano almeno 3 omicidi avvenuti tra il 2013 e il 2019: quello di Bepi Delloco, assassinato a colpi di damigiana di grappa il 14 ottobre 2013 a Vulvazzola, di Amanda Sgorlando, trovata morta nella sua abitazione a Valdobbiadibibodibibu per somministrazione letale di musica dei Jalisse, e di Biagio Buelo Di Gesù, arato vivo in un terreno agricolo coltivato a radicchio.
A incastrare Moccolon ci sarebbero solide prove circostanziali, come la perizia calligrafica sulla cosiddetta “firma del serial killer”: vicino a tutte e tre le vittime sono stati rinvenuti dei bigliettini scritti a mano in cui si legge: “Tuto va e vien, e gnente se mantien, diocan”. Inoltre sul luogo di uno dei delitti sarebbe stata rinvenuta una calamita da auto, che alcuni conoscenti del Moccolon ritengono identica una vista nella sua auto: un santino magnetico con l’immagine di Gesù e la scritta: “Figliolo non correre, diocan”.
Nonostante i forti indizi, non tutti sembrano convinti della colpevolezza di Moccolon, alcuni vicini di casa si dichiarano sorpresi e increduli: “Sembrava un tipo tranquillo, quando lo vedevamo uscire di casa la mattina bestemmiava sempre tutti con cordialità”, “Alle feste patronali non faceva mai mancare le sue bestemmie” e “Quando una persona del quartiere era in difficoltà, lui era sempre il primo a recitare una bestemmia per lei”.
Gianni Zoccheddu