Roma (gemellata con il formaggio Emmenthal) – “Io sono qua da tre giorni, a casa ormai non mi aspettano più: mi è persino giunta voce che mia moglie si è risposata con un neodeputato del Movimento, uno che cinquemila euro al mese non li ha mai visti e non li sa nemmeno contare, ma potrebbero essere solo allucinazioni uditive dovute alla settimana di permanenza in mezzo a questo traffico“, sono queste le parole di Ermanno Rugantini, giovane cinquantenne che domenica scorsa era uscito di casa per andare a votare in una scuola situata a soli due chilometri dalla sua abitazione.
“Ho deciso di prendere la macchina perchè c’erano molti pulman dell’Atac senza conducente: erano tutti scrutatori. Il problema è che continuano a girare ma li fanno guidare ad un passeggero a caso ad estrazione, potete capire che la cosa è un po’ a rischio: va a finire che trovi uno che guida meglio di un autista Atac e ci rimani male quando poi quello riprende a lavorare“, spiega Rugantini.
Ma il motivo principale, nella giornata odierna, dell’ennesimo blocco del traffico nella città capitolina è una manifestazione di protesta di una categoria di persone sconvolte dal risultato delle elezioni politiche di domenica scorsa, e non stiamo parlando di elettori di Liberi e Uguali, ma di un blocco di votanti essenziale per questo Paese: i voltagabbana.
“Bisogna cambiare la leggere elettorale diobono“, protesta Iginio Schedabianca, “con il Rosatellum non si capisce chi ha vinto e non sappiamo su che carro dei vincitori saltare. Molti di noi questa settimana si sono fatti male perchè saltare da un carretto ad un altro può essere stancante, oltre che puoi rischiare di cadere. La maggior parte di noi è andata ad abbracciare Dibba e Di Maio, ma poi ha capito che la coalizione vincitrice era quella di centrodestra. Quindi siamo andati a festeggiare con Salvini ma da solo non può combinare nulla, ci vuole appoggio anche esterno. Poi è arrivata voce che il Pd poteva fare da stampella al Movimento e siamo andati a brindare con Calenda, fresco futuro segretario del partito. Alcuni di noi poi si sono ritrovati alla festa di Potere al Popolo e sono quasi andati in coma etilico. Ora, dopo una settimana, ci siamo resi conto che non si capisce un cazzo di chi ha vinto e siamo stanchi: vogliamo rispetto“.
“E’ una tradizione storica e culturale“, specifica Schedabianca, “sono secoli che in questo Paese ci è stato consentito di cambiare casacca e passare col vincitore. Io vengo da una famiglia di voltagabbana da generazioni: i miei avi passarono dall’Imperatore al Papa, poi a Napoleone, poi di nuovo col Papa, poi con i Borboni, poi con Garibaldi, i Savoia, con Mussolini, con i partigiani, con la Dc, con la prima Forza Italia, con Prodi, con la seconda Forza Italia, con Prodi di nuovo, con il 40% di Renzi e ora? Non posso essere la pecora nera di questa dinastia! Mattarella deve intervenire per tutelare i miei e i nostri diritti, o almeno dateci un adesivo con suscritto Io ho vinto le elezioni e voi no, si auspica Schedabianca.
“La manifestazione comunque è destinata a terminare in tempi brevi“, specifica un altro leader della protesta Tony Schedanulla, “molti di noi appena hanno visto l’arrivo della polizia sono già passati dall’altra parte della barricata ed hanno iniziato a manganellare i manifestanti. Altri sono diventati black block ed altri ancora sono andati a picchiare studenti alla Diaz a Genova solo per puro hobby. Ma pur divisi continueremo a protestare: questo Paese è stato fondato sui cambi di casacca e non saranno le clausole del contratto della Casaleggio a distruggerlo“, urla Schedanulla col pugno chiuso alzato mentre abbandona la protesta, saluta i suoi ex compagni e completa l’iscrizione lampo nel Circolo Canottieri dei Carabinieri.
Ivan Badolato & Davide Paolino